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giovedì 8 maggio 2008

Profilo biografico dell'organaro Giuseppe Rotelli (1862-1942)


La rivista «Musica Sacra» di Milano pubblicò nel 1907 l’elenco degli organari (costruttori di organi) allora attivi in Italia, tra gli oltre 100 nomi presenti si può trovare anche quello di Rotelli-Cremona.
La figura di Giuseppe Rotelli è tra quelle che più spiccano all’interno del processo di riforma della musica sacra (sancito con il Motu Proprio di San Pio X, 23 novembre 1903) che va sotto il nome di Cecilianesimo; tale movimento auspicava un ritorno ad una musica liturgica d’ispirazione sacra, non più melodrammatica, come invece era stata quella ottocentesca.

Giuseppe Rotelli nacque a Bozzolo (Provincia di Mantova, Diocesi di Cremona) il 16 maggio 1862. Egli trascorse la propria infanzia a Martignana Po (CR) insieme al padre, la madre e le sorelle. L’attitudine musicale del piccolo Giuseppe si mostrò quando cercò di costruire, tutto da solo, una fisarmonica. Fu allora che una signorina di Martignana Po, vistolo lavorare, propose al padre di mandarlo ad imparare l’arte organaria presso la ditta di Pacifico Inzoli di Crema. La proposta venne accettata e diede ottimi risultati.
Con Inzoli partecipò alla costruzione ed alla posa in opera del monumentale organo del Duomo di Cremona (1879), divenuto famoso in tutt’Europa per la canna maggiore di facciata (Fa1 di 24 piedi) realizzata in un’unica fusione. L’allora diciassettenne  operaio si fece notare per il suo intervento di riparazione alla canna maggiore (dell’altezza di 8,40 m, del diametro di 41 cm e del peso di 202 Kg) la quale si era ammaccata durante i lavori. Non era possibile, data la lontananza della ditta (Crema) dalla sede (Cremona) e la conseguente mancanza di attrezzatura adatta al tipo di intervento, raggiungere un buon esito. Ebbene, il giovane ed esile Rotelli riuscì ad ovviare all’inconveniente introducendosi egli stesso nella canna e, malgrado la scomoda posizione, riuscì a compiere brillantemente il lavoro e a ridare alla canna la forma originale.
Nella ditta d’Inzoli conobbe Giovanni Tamburini, più vecchio di lui di cinque anni. Con questi partecipò alla costruzione dei monumentali organi per la Chiesa di Sant’Ignazio a Roma (1888) e per il Santuario di Valle Pompei (1890). Inoltre, perfezionò il somiere «a doppio scompartimento», battezzato da Inzoli somiere Roteltamburininzoli.
Nel 1894 si mise in proprio in via Fondulo n. 3 a Cremona, dando vita alla «Fabbrica d’Organi Giuseppe Rotelli». Solamente nel 1898 si trasferì in via Milano n. 4 (oggi via Ghinaglia n. 18), dove aveva fatto costruire in precedenza una casa per laboratorio ed abitazione (edificio tuttora esistente). La ditta Rotelli costruì organi in tutte le zone d’Italia, tra i lavori più importanti sono da segnalare i grandiosi strumenti per la Chiesa dei Padri Barnabiti di San Luca in Cremona (1902), Cassano d’Adda (Milano, 1909), per la Chiesa parrocchiale della Madonna della Neve a Torre Annunziata (1922), per la Basilica di Santa Maria dei Servi a Bologna (1925) e per il Santuario della Madonna dell’Olmo a Cava dei Tirreni (Salerno, 1926). Seguiti dal quintuplice organo della Cattedrale di Bologna (1929), dal triplice della Cattedrale di Napoli (1931) e dal grandioso organo per la Chiesa parrocchiale di San Giovanni ad Angri (Salerno, 1936).
Nel 1937, dopo quarantatré anni di ininterrotta attività l’oramai settantacinquenne Giuseppe Rotelli decise di ritirarsi a vita privata cedendo la ditta alla figlia Cecilia. Nel 1919 Cecilia aveva sposato l’organaro cremasco Giuseppe Varesi (1892-1963) il quale nel 1913 si era trasferito a Cremona divenendo stretto collaboratore del proprio futuro suocero. La morte colse Rotelli all’età di ottant’anni, il 10 marzo 1942 a Cremona. 

Giuseppe Varesi, dal 1937 sino alla propria morte, fu il continuatore della ditta. La nuova intestazione dell’attività fu «Fabbrica d’Organi Rotelli-Varesi». Il lavoro della ditta continuò in forma ridotta sotto la conduzione di Cesare Varesi (1920-1979), figlio di Giuseppe, il quale mutò ancora l’intestazione in «Rotelli-Varesi Cesare». L’attività della fabbrica si estinse definitivamente con la morte di Cesare.

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