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venerdì 16 marzo 2012

QUALCHE DOMANDA AL MAESTRO ARTURO SACCHETTI




In occasione di una masterclass sull’opera completa di Marco Enrico Bossi per organo tenuta da Arturo Sacchetti al Conservatorio di Parma abbiamo potuto rivolgergli qualche domanda a proposito delle sue inesauribili passioni di sempre: l’organo, la composizione, la grande Musica. Segnaliamo, inoltre questo link http://www.youtube.com/watch?v=9xF2FNL42sw che raccoglie alcune considerazioni del Maestro a proposito delle proprie composizioni organistiche.



Maestro Sacchetti potrebbe sintetizzare – se possibile – le tappe più significative del suo vasto iter umanistico-musicale?


Il viaggio da me vissuto nell’attività musicale, sin dalle esperienze didattiche di formazione, si è mosso all’insegna dell’eclettismo più sincero, cioè lo spaziare in modo totale nella conoscenza della musicologia e della musica. Molti mi considerano un collezionista di diplomi, ben otto, ma il mio operare è stato quello della bottega; ovviamente la scuola musicale tradizionale non consentiva questo, e di conseguenza ho dovuto acquisire molte esperienze, sia istituzionali, sia libere. Non sono esistite passioni privilegiate, ma il sapere ha avuto la sua giusta collocazione nel desiderio di perseguire la maggior cultura possibile.



Lei ha avuto modo di poter studiare con grandi nomi del panorama musicale italiano del ’900, quali personaggi Le hanno lasciato il ricordo più intenso?


Ogni insegnante mi ha segnato profondamente offrendomi la sua esperienza e svelandomi la sua personalità. Posso rammentare, tra i molti, dei lampi: il carisma di Fernando Germani, il fascino di Salvatore Quasimodo, l’umiltà di Aurelio Maggioni, la magia di Alberto Mozzati, la saggezza di Gianluigi Centemeri, l’introversione di Nino Antonellini, l’affetto di Edwin Loehrer, la sapienza di Guido Camillucci, la gigioneria di Riccardo Castagnone. Tutti mi hanno coccolato e vezzeggiato nel darmi il meglio di se stessi.



Durante la Sua luminosa carriera ha affrontato un repertorio quasi infinito di autori e epoche, quali sono i compositori con cui sente di avere avuto più feeling?


Ho praticato la creatività musicale in lungo e in largo, quasi con ingordigia, inappagato nell’affascinante pratica del far musica. Non ho creato distinguo di sorta tra i compositori certo del contributo personale per la causa dell’arte musicale. Ho privilegiato in maggior misura, come interprete solista e direttore, perché più in sintonia con le mie facoltà Reger, Reubke, Stehle, Bossi, Perosi, Liszt, Franck, Karg-Elert, Manari, Yon.



Quale è il suo rapporto con la composizione musicale in senso lato e più specificamente con quella organistica?


Sono stato, e sono, un compositore “a tempo perso”, quasi protagonista di un sentire personale al di fuori di schemi o di influenze variegate. Sono stato figlio della follia del comporre; nei miei anni giovanili scrivere musica significava tracciare liste a lutto, delineare disegnini idioti, scherzare con le frequenze, violentare gli strumenti, pasticciare nello smarrimento totale della creatività. Questa apparente rivoluzione, nonché libertà totale mi ha segnato e ridotto quasi all’impotenza. Ho composto le opere per organo o per destinazioni varie per me, per gli amici o, in alcuni casi, per eventi organologici: esse risentono dell’accumulo delle mie esperienze, forse fuori moda, ma sincere nel loro essere.



Nonostante il grave periodo di carestia culturale che l’Italia sta vivendo, si possono ancora incontrare dei giovani, preparati e sensibili interpreti: cosa si sente di consigliare a chi oggi si accosta al mestiere del musicista?


I giovani di oggi sono in grande difficoltà, ma non per loro responsabilità. Il mondo musicale in Italia, artistico e didattico, ha fatto e fa ben poco per loro di modo che sono disorientati. Non si sceglie lo studio della musica per vocazione, non si ha entusiasmo, si coltivano pruriti e condizionamenti pericolosi, il mercenariato spadroneggia, la sete di conoscenza è ridotta al lumicino, approfondire a certi livelli è un lusso. Consiglio ai giovani di essere spietatamente sinceri e di vivere l’arte della musica esclusivamente per vocazione e per fede.



Proprio quest’anno si sono celebrati i 150° anni della nascita di Marco Enrico Bossi – il più grande organista italiano a cavallo tra ’800 e ’900 – e Lei è stato il primo a eseguirne in concerto l’intero corpus organistico, Le sembra che si sia incominciato a riconsiderare degnamente il grande repertorio del novecento storico?


Non credo. Il mio contributo per quanto concerne la riscoperta dei dimenticati è una realtà a parte e vive del mio rispetto e della mia sensibilità (il Maestro ha da poco approntato un sito http://www.casasacchetti.com/ dedicato ad autori e opere a torto dimenticati, n.d.r.). Esiste ancora molta diffidenza e partigianeria. I musicisti, organisti in tal caso, seguono il gregge e nutrono una profonda diffidenza per il poco frequentato quasi che al di fuori di Bach, Frescobaldi, Franck o Liszt tutti i compositori per organo siano dei poveretti! Meglio non citare i Padre Davide da Bergamo o altri negletti da gettare nel fuoco accanto agli stolti loro interpreti!



Tra le Sue infinite “curiosità” vi è pure quella per la musica di Lorenzo Perosi – «il Giovanni Sebastiano Bach d’Italia» (Massenet) – un altro grande del recente passato che corre il rischio di essere accantonato prima di essere seriamente studiato?


Le vittime dell’accantonamento sono infinite e questo aspetto qualifica il mondo musicale e i musicisti. Posso citare alcuni nomi, che attendono una dovuta conoscenza: Pietro Alessandro Yon, Sigfrid Karg-Elert, Pietro Raimondi, Charles Tournemire, Heinrich Kaminski, Camille Saint-Saens, Charles Valentine Morhange detto Alkan, Licinio Refice. Il perché? In Italia si mangia poco o nulla di musica e le programmazioni ristagnano nel noto, nel timore che lo sconosciuto faccia vuoti di sala; in cotale modo non si va da nessuna parte nell’attesa che la fruizione della musica divenga una realtà sociale come accade nei paesi evoluti.


sabato 3 marzo 2012

Preludio d'organo (marzo 2012)


PRELUDIO D'ORGANO

IN SAN LUCA

Giuseppe Rotelli (1901)

3 marzo 2012 ore 17, 30




PROGRAMMA

Tempus Quadragesimae [I]


Domenico Scarlatti (1685-1757)


- Sonata in do minore K. 11

(versione di M. B.)

- Sonata in re minore K. 9

- Sonata in sol minore K. 426

(versione di M. B.)

- Sonata in La maggiore K. 322



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Michele Bosio, organo