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domenica 29 novembre 2009

Preludio d'organo (dicembre 2009)




PRELUDIO D'ORGANO

IN SAN LUCA

Giuseppe Rotelli (1901)


5 dicembre 2009 ore 17, 30



PROGRAMMA


Dors mon enfant


***


Domenico Zipoli (1688-1726)

Pastorale

All'Offertorio


Domenico Scarlatti (1685-1757)

Sonata in Re K 287

Sonata in Do K 159


Franz Joseph Haydn (1732-1809)

Klavier-Sonata n. 4


Marco Enrico Bossi (1861-1925)

Dors mon enfant op. 142, n. 1



Michele Bosio, organo

lunedì 2 novembre 2009

Preludio d'organo (novembre 2009)




PRELUDIO D'ORGANO

IN SAN LUCA

Giuseppe Rotelli (1901)


7 novembre 2009 ore 17, 30





PROGRAMMA




Marco Enrico Bossi (1861-1925)

- Entrée Pontificale op. 104, n. 1


- Ave Maria op. 104, n. 2


- Preghiera Fatemi la grazia


- Larghetto di Giovanni Battista Bassani (1657-1716)

[Trascrizione di Marco Enrico Bossi]




***



Michele Bosio

Due pubblicazioni di organaria a cura di Giuseppe Spataro




Lino Lucchini, Giuseppe Spataro, Maguzzano-Complementi storici, Maguzzano (Bs), 2008, Tipolitografica don Calabria.


Agile, ma pur dettagliato libretto (94 pp.) sulla storia di Maguzzano, frazione di Lonato, provincia di Brescia. Nella fattispecie gli autori si occupano della storia dell'antica abbazia benedettina di Santa Maria Assunta, meta di pellegrinaggio del «Vate», dopo la sua caduta da una finestra del Vittoriale, il 19 settembre 1922 (l'incidente era avvenuto il 13 agosto, e quella a Maguzzano fu la sua prima uscita ufficiale).

Lino Lucchini firma la parte di storia locale descrivendo i cippi miliari romani, la storia del monastero e le visite di Gabriele D'Annunzio. Mentre è Giuseppe Spataro a parlare della storia dell'antico organo (pp. 65-75), di cui si hanno notizie a partire dal 1609; sull'autore dello strumento - per ora - si possono solo fare ipotesi: forse il bresciano Giovanni Battista Facchetti? Sarebbe plausibile, poiché nel 1537 l'organaro stipulò il contratto per la costruzione dell'organo del monastero benedettino di Santa Eufemia a Brescia, per di più nel 1552 si dedicò all'edificazione di quello dell'abbazia del Polirone, dalla quale al quel tempo Maguzzano dipendeva. Ma, come sottolinea Spataro, quanto detto è ancora poco, si attendono dunque: «nuove e fortunate ricognizioni archivistiche che possano riportare alla luce nuovi documenti chiarificatori...».



***



Renata Casarin, Michel Formentelli, Umberto Perini, Giuseppe Spataro, L'organo Pacifico Inzoli della chiesa di San Giovanni Battista in Adro, Adro (Bs), 2005, Arti Grafiche Pelizzari


Dettagliata monografia (pp. 239) a cura di Giuseppe Spataro, nata in occasione del restauro del grande organo edificato da Pacifico Inzoli di Crema nel 1891 per la chiesa di San Giovanni Battista in Adro (provincia di Brescia), restaurato tra il 2001 e il 2005 dai Formentelli (Barthélémy e Michel).

Renata Casarin, direttrice della Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico di Brescia, Cremona e Mantova, firma un intervento dal titolo Il restauro dell'apparato ligneo dell'organo della parrocchiale di Adro; Umberto Perini si occupa delle Vicende storiche dell'organo, i Formentelli naturalmente del Restauro; mentre Spataro è l'autore di un interessante contributo su Charles Spackman Barker (l'inventore delle famosa Leva). Ed è proprio l'applicazione della «Leva pneumatica di Barker» ad aver aiutato Pacifico Inzoli nella realizzazione della meccanica del grandioso strumento di Adro, soprattutto per la Terza Mano ed il Forte Generale. L'autore spiega con dovizia di particolari il funzionamento della Macchina Barker, attingendo anche al brevetto originale; tale documento era, infatti, inedito sino alla pubblicazione e traduzione - sempre a cura di Giuseppe Spataro - in «Informazione Organistica», XVII (2005), n. 10-11, pp. 103-120.

Grazie ad un immenso lavoro, iniziato con lo smontaggio avvenuto nel maggio del 2001, il monumentale strumento di Adro è tornato a rifulgere in tutto il suo splendore, come rara testimonianza dell'arte organaria italiana di fine Ottocento, saldamente ancorata alla migliore tradizione classica (non dimentichiamo che Inzoli fu allievo di Luigi Lingiardi), ma ampiamente proiettata al soddisfacimento delle istanze ceciliane in fieri. I concerti inaugurali sono stati fissati in un doppio CD - prodotto in proprio - dal titolo Concerti per il restauro dell'organo Pacifico Inzoli di Crema nel 1891 che raccoglie le testimonianze sonore di Simone Giordano (live, 2/06/2006), Umberto Forni (live, 6/01/2006) e Marc Pinardel (live, 28/01/2006).

lunedì 26 ottobre 2009

Filippo Capocci secondo Marco Limone



Così come abbiamo fatto recentemente per i primi due volumi dell'opera omnia per organo di Marco Enrico Bossi interpretata da Andrea Macinanti è assolutamente doveroso spendere qualche riga ai fini di rilevare l'importante ruolo svolto da Filippo Capocci (1840-1911) all'interno della storia musica per organo in Italia a cavallo dei secoli XIX-XX.

Capocci nacque a Roma l'11 maggio del 1840, fu allievo del padre Gaetano (1811-1898), anch'egli organista e compositore. Si diplomò in organo all'Accademia Santa Cecilia di Roma, dal 1873 assunse l'incarico di organista della Chiesa di San Giovanni in Laterano e dal 1898 ne divenne, succedendo al padre, maestro di cappella.

Nel 1886 Nicola Morettini di Perugia ebbe l'arduo compito di costruire due nuovi organi per la Basilica Lateranense in Roma; guidato dai saggi consigli di Capocci junior, seppe condurre a termine due grandiosi strumenti che segnarono la storia dell'organaria italiana di fine secolo (XIX). Infatti, l'organo maggiore (3 tastiere, pedaliera di 30 note e 46 registri interi) fu il primo strumento italiano ispirato ai modelli della riforma ceciliana (per la cui trattazione rimandiamo alle sopraccitate recensioni) - della quale Capocci fu convinto assertore, alfiere e propugnatore - completando, con il suo alto magistero compositivo, il percorso avviato dall'ultimo Petrali ed aprendo conseguentemente la strada al nascente astro musicale di M. E. Bossi.

Egli fu, inoltre, docente d'organo all'Accademia Santa Cecilia di Roma, nonché insegnante della Regina Margherita. Valente compositore ed apprezzatissimo concertista, collaudò i più importanti strumenti nati dalle idee del Cecilianesimo.

Se volessimo accostarlo ad una delle grandi figure della scuola organistica francese coeva, potremmo senza smentita paragonarlo al “patriarca” Alexandre Guilmant (1837-1911), insieme al quale tra l'altro collaudò diversi importanti strumenti. Il nome di Capocci fu onnipresente nelle commissioni esaminatrici per il collaudo degli organi riformati in Italia, nonché nei consigli dei numerosi congressi di musica sacra.

Dopo un'intera esistenza dedicata allo studio e alla divulgazione della musica sacra - non solo attraverso la musica degli antichi maestri (italiani e d'Oltralpe), ma anche grazie ad una nutrita e fortunata serie di composizioni originali - il “patriarca della riforma” si spense a Roma il 25 luglio 1911, a quasi quattro mesi di distanza dalla dipartita del francese Guilmant.

Tra le composizioni organistiche scelte da Marco Limone per il suo disco antologico spiccano quattro meravigliosi brani (Arioso, Allegretto, Canzona e Marche Trionphale) dai Dix pièces pour orgue, pubblicati dall'editore parigino Alphonse Leduc nel 1894, con dediche ad eminenti personalità del mondo organistico francese, quali Charles-Marie Widor, Thèodor Dubois ed Eugéne Giugout, sono per citarne alcuni.

Tutte composizioni strutturate con un esemplare senso della forma musicale ed un magistrale uso sinfonico dei colori dell'organo; proiettate verso il romanticismo d'Oltralpe, tanto da far pensare che fossero trascorsi parecchi decenni dai colori bandistici della scuola ottocentesca lombarda - al contrario - appena lasciata, voltato l'angolo.

Intendiamoci bene, il “sinfonismo” di Capocci, pur essendo in linea con quello francese, non tradisce comunque il gusto per la melodia e la cantabilità ereditati dalla tradizione italiana. Fine contrappuntista, come ampiamente dimostrato dal severo Preludio e fuga in re minore e dal geniale Offertoire sur le Nöel - in cui il canto Adeste Fideles viene sapientemente variato, modulando in varie tonalità, alcune delle quali arditamente raggiunte - non è mai avaro di “vena melodica” (si ascoltino, per esempio, lo Scherzo in re maggiore o la patetica Elegia).

Le variegate sonorità dell'organo Vegezzi-Bossi (1916-1936) della Cattedrale di San Giusto a Susa - meraviglioso strumento spesso utilizzato da Andrea Macinanti per le sue letture dei classici ceciliani - vengono qui messe in risalto attraverso la partecipata e competente esecuzione del maestro torinese Marco Limone, il quale ha rinunciato (come del resto anche con il CD di Petrali) alla scelta di incidere un'intera raccolta organica - ad esempio la Premiére Suite de Trois Morceaux, le Sei Sonate per organo, i Six pièces caractèristique, o tutti i Dix pièces - in favore di una più appetibile antologia di varie composizioni (nella quale, fortunatamente, non manca uno dei brani più richiesti all'epoca: l'Inno Trionfale).

Ma, a nostro avviso questo disco - della durata di poco meno di un ora - ci lascia ancora un po' di “appetito”, fungendo - per così dire - da “aperitivo”.

Dal momento che i risultati raggiunti da Limone sono stati ottimi, attendiamo un seguito a questa prima fatica dedicata alla musica di un grande, ma - ahi noi! - dimenticato compositore italiano.

domenica 25 ottobre 2009

L'arte organaria dei Lingiardi fra tradizione e sperimentazione



Il recente restauro dell’organo-orchestra op. 181 (1877) della chiesa di San Pietro al Po in Cremona – uno dei più straordinari organi italiani – ha riacceso l’interesse verso l’attività dei Lingiardi, organari pavesi attivi dal 1807 al 1920 con 271 organi in Italia e all’estero. Il convegno presenta i risultati delle indagini di musicologi, musicisti, organari e chimici, in parte legate ai numerosi restauri compiuti negli ultimi decenni.

L’opera dei Lingiardi è analizzata in rapporto alla diffusione territoriale degli organi realizzati, alle sperimentazioni e innovazioni artistiche e, infine, al contesto musicale-organologico del tempo. Documenti inediti, analisi scientifiche aggiornate, confronti e inquadramenti storico-critici concorrono a definire il ruolo svolto da questi geniali artisti nella storia organara italiana.

Giovedì 29 ottobre

ore 10
Saluti delle autorità

Stefano Campagnolo - direttore della Biblioteca Statale
Elena Ferrari Barassi - direttore del Dipartimento di Scienze musicologiche e paleografico-filologiche
Beatrice Bentivoglio Ravasio - responsabile del Servizio Tutela Organi della Direzione Regionale della Lombardia del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Carlo Zani - Presidente della Commissione Cultura del Comune di Cremona

ore 10.30
L’attività dei Lingiardi: caratteri generali e diffusione territoriale

Maurizio Ricci (Istituto Musicale Vittadini, Pavia; Associazione Musicale Franchino Gaffurio, Lodi),
Gli organi Lingiardi
attraverso le fonti d’archivio e i rilievi tecnici

Carlo Mapelli (Politecnico di Milano, Dipartimento di Meccanica),
Caratterizzazione microstrutturale delle leghe metalliche utilizzate dai Lingiardi
Federico Lorenzanii (Rivista «Arte Organaria Italiana»),
Presenze dei Lingiardi nel territorio mantovano
Giancarlo Bertagna (Conservatorio di La Spezia),
L'attività dei Lingiardi in Liguria e gli organi della basilica di Carignano a Genova

ore 15

Irene De Ruvo (Milano),
L'esperienza milanese dei Lingiardi: l’organo di S. Gottardo op. 177 (1875)
Michelle Bernard (Nice),
L’attività dei Lingiardi nel territorio attuale della Francia
Sergio Chierici (La Spezia),
Un progetto di Cesare Lingiardi per la costruzione di una fabbrica d'organi in Liguria (1913) e l’attività dei Lingiardi nel territorio spezzino
Giosuè Berbenni (Bergamo),
Rapporti tra gli organari Lingiardi e Serassi

ore 21

Chiesa di S. Pietro al Po
Concerto d’organo

organo-orchestra Lingiardi 1877, op. 181
restauro fonico Giani Casa d’organi 2008
organisti: Maria Cecilia Farina e Marco Ruggeri

Venerdì 30 ottobre

ore 9.30

L’invenzione dell’organo-orchestra di Luigi Lingiardi

Marco Ruggeri (Scuola Diocesana di Musica Sacra di Cremona - Conservatorio di Novara),
Gli organi-orchestra di
Luigi Lingiardi: genesi, caratteristiche e fortuna

Daniele Giani (Giani Casa d’Organi, Corte de’ Frati, Cr),
Il restauro fonico dell’organo-orchestra di S. Pietro al Po in Cremona (2008)
Elena Bugini (Cremona),
La cassa dell'organo di S. Pietro al Po: aspetti strutturali e iconografico-musicali
Giorgio Guilla (Vercelli),
Le lettere di Luigi Lingiardi al Beato Francesco Faà di Bruno per l'organo di Nostra Signora del Suffragio a Torino

ore 12

Visita guidata all’organo Lingiardi 1865, op. 131 di Croce S. Spirito (Castelvetro Piacentino, Pc)
a cura di Paolo Bottini

ore 15

I Lingiardi e la riforma ceciliana

Maurizio Tarrini (Conservatorio di La Spezia), La polemica Remondini-Lingiardi (1879)


Michele Bosio (Cremona), La «riforma dell'organo» a Cremona secondo Vincenzo Germani (1894-1958): il caso del Lingiardi di San Pietro al Po


Maria Cecilia Farina (Conservatorio di Milano) e Simone Quaroni (Pavia), L’ultimo trentennio della Fabbrica Lingiardi tra riforma ceciliana e tradizione (1890-1920)

Sala Conferenza della Biblioteca Statale di Cremona
Via Ugolani Dati 4, Cremona

Segreteria: Michele Nisoli

giovedì 1 ottobre 2009

Preludio d'organo (ottobre 2009)





PRELUDIO D'ORGANO

IN SAN LUCA

Giuseppe Rotelli (1901)


3 ottobre 2009 ore 17, 30




PROGRAMMA





JOHANN SEBASTIAN BACH (1685-1750)

Toccata d-moll BWV 913



GIROLAMO FRESCOBALDI (1583-1643)

Toccata cromatica

[Trascrizione di Marco Enrico Bossi]




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Michele Bosio, organo

domenica 27 settembre 2009

Impara l'Arte e fatti da parte [«caro» ministro Brunetta]!





Riportiamo per intero la risposta del pianista Costantino Mastroprimiano alle “follie” sull'Arte musicale espresse dal ministro Renato Brunetta, così come è stata pubblicata sul numero di ottobre della rivista «MUSICA»


***


La polemica di ottobre 2009

Il Musicista risponde al Ministro


Le ultime esternazioni del Ministro Brunetta – aldila` della reazione emozionale che possono aver suscitato – mi hanno fatto riflettere su alcuni aspetti della percezione della professione « Musicista » in Italia.
A scanso di equivoci il Musicista e` colui che si occupa di Musica e occuparsi di Musica comprende non soltanto la professione di « suonatore » o « cantante » ma anche chi del settore Musica fa il suo alveo professionale (editoria, discografia, management, etc.). Detto questo quello che mi ha colpito non e` il senso offensivo delle parole. In fondo, per far riferimento a uno dei Musicisti citati dal Ministro, non e` che Mozart sia stato trattato meglio dal Colloredo... eppure era Mozart La sensazione lasciatami dalle sue parole e` piuttosto quella di una mancanza di conoscenza effettiva del mondo musicale, dalla formazione alla pratica lavorativa.
In Italia la Musica non e` considerata CULTURA. Essa e` Spettacolo o Tradizione. Quindi e` un aspetto accessorio tra l’istrionico e il naif, tra il « fenomeno » e l’intrattenimento.
Il Musicista appare come la persona dotata per suonare uno strumento – o cantare – ma non e` visto come uno studioso, un professionista, un lavoratore. In fondo suona, canta a richiesta e per piacere, insomma un parassita che chiede e ottiene sussidi statali per sopravvivere. Proporsi di fare il Musicista in Italia e` come dire.... Non mi va di studiare, suono, canto... e studiare cosa?... mica il Musicista suda sui manuali di Anatomia, di Diritto Privato, di Procedura civile, di Economia Politica! Legge i pentagramma li suona... allieta e intrattiene... Per far questo il futuro Musicista in caso si iscrive in una di quelle strane Istituzioni chiamate Conservatori che – caro Ministro – in Italia non ci si capisce ancora bene come funzionino. Li`dentro suonano, cantano... gli insegnanti... predicano... E poi... boh... tanto che si arriva alla fatidica domanda: Si vabbe`... caro Musicista... tu suoni, ma che lavoro fai? Forse e` il caso di fare un po’ di chiarezza e se il Suo dicastero – signor Ministro – e` la Funzione Pubblica – e` giusto che Lei abbia sollevato il problema, ma e` assolutamente essenziale e necessario risolverlo e per risolverlo bisogna comprenderlo. L’Italia non da` alla formazione Musicale una Funzione Pubblica. Semplicemente non la considera. In tutte le nazioni Europee la Musica e` insegnata fin dalla scuola d’infanzia, ma non come corollario o attivita` integrativa. Lo Stato si assume la Funzione Pubblica di educare alla Cultura Musicale le nuove generazioni e di provvedere alla formazione degli insegnanti. Provi pure signor Ministro a chiedere al MIUR quale sia la procedura per diventare insegnanti per esempio nei Conservatori...
Non abbiamo risposta... l’ultimo vero Concorso per titoli ed esami e` stato bandito nel 1990 e poi... leggi, leggine, corsi, corsetti... sanatorie e infornate....
Lei Caro Ministro conosce benissimo la Convenzione di Lisbona. Firmata e ratificata... sara` mai attuata? Il suo invito a lavorare, a suonare continuamente e` sicuramente gradito, ma superfluo... il Musicista studia anche quando non suona. Non e` un manovale, e` una persona pensante, la cui professione e` costituita di vari aspetti, non soltanto di evidenza fisica e manuale. Questa e` soltanto l’ultimo stadio di una complessa e continua attivita`. Il pane viene guadagnato con lo studio individuale, le prove in orchestra, l’esibizione pubblica... E mi permetta... non generalizziamo il settore Opera con il resto dell’attivita`musicale.
Controlli pure la percentuale di FUS spettante alla Musica Sinfonica e alla Concertistica che e` la Musica meno popolare in Italia...
La invito signor Ministro a essere piu` presente nel mondo professionale musicale, a valutarlo veramente e a non confonderlo con espressioni musicali di diverso spessore.
Io non scambierei mai un amministratore di Condominio con il Ministro della Funzione Pubblica. Ambedue hanno delle responsabilita` e competenze proprie... diverse ed egualmente rispettabili... ma non confondibili. Se cosi`non fosse, non ci sarebbero modelli ed obiettivi, ma si legittimerebbe un qualunquismo professionale che nuocerebbe al cittadino e al suo senso Civile. Faccia che non sia troppo tardi...


Costantino Mastroprimiano

lunedì 10 agosto 2009

Preludio d'organo (agosto 2009)


Johann Pachelbel (1653-1706)



PRELUDIO D'ORGANO

IN SAN LUCA

Giuseppe Rotelli (1901)


14 agosto 2009 ore 17, 30


In Assumptione Beatae Mariae Virginis



PROGRAMMA




JOHANN SEBASTIAN BACH (1685-1750)

Kleine Praeludien

(BWV 926, BWV 925, BWV 931, BWV 933, BWV 936,

BWV 940, BWV 999)




JOHANN PACHELBEL (1653-1706)


- Meine Seele erhebet den Herren [Magnificat] alio modo

- Meine Seele erhebet den Herren [Magnificat]

- Wir glauben all'an einen Gott [Credo]



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Michele Bosio, organo



martedì 28 luglio 2009

Appunti per una storia della ricezione della musica organistica a Cremona nella prima metà del XX secolo: i concerti di Ulisse Matthey a Cremona (II)


Ulisse Matthey (1876-1947)


Sono lieto di segnalare il seguito del mio nuovo contributo dedicato ad Ulisse Matthey pubblicato in traduzione francese di Guy Bovet




LA TRIBUNE DE L’ORGUE

61/2 JUIN 2009

Revue Suisse Romande


Editorial

SUJETS

Les concerts d’Ulisse Matthey à Crémone (II)

Le quart d’heure d’improvisation

Services divers, quelques armes pour les organistes

A propos des volets de l’orgue de Valère

DELICES ET ORGUES

L’hôtel de commune de Dombresson

ORGUES NOUVELLES, RESTAURÉES…

Orgue spatialisé, …, le nouvel orgue de Jean Guillou à Rome

Orgues neuves, restaurées…

RÉCITS - VOYAGES

Les voyages de M. Philéas Fogg

Mark Twain : Ascension en télescope

ACTUALITÉ

Disques

Partitions

Divers

Revue de presse

Cours, concours, congrès et académies

Calendrier des concerts

Communications de l’AOR

COUVERTURE

Le nouvel orgue de Bellelay.

martedì 21 luglio 2009

PUCCINI, THE ORGANIST, Liuwe Tamminga on the organs of S. Pietro Somaldi (Lucca) and Farneta; CD Passacaille 952.



Si sa che in tenera età Giacomo Puccini (1858-1924) ebbe modo di ascoltare il suono dell'organo in alcune delle numerose chiese lucchesi - innanzitutto in Duomo dove il padre Michele (1813-1864) era impiegato come organista titolare - e che in gioventù egli stesso si produsse nel servizio liturgico presso le chiese di San Paolino, San Michele, Santa Maria dei Servi, San Pietro Somaldi e all'Oratorio di San Girolamo (sempre a Lucca); nonché, in prossimità del capoluogo di provincia, nelle chiese di Mutigliano e Farneta. Purtroppo, però, nessuna pagina organistica è giunta sino a noi, alcuni manoscritti originali vennero battuti all'asta a Londra nel 1988, ma da allora sono spariti dalla circolazione [1]. 


Si avrebbe la tentazione di dire: «poco male!», poiché il maestro olandese Liuwe Tamminga [2] ha oculatamente approntato una serie di trascrizioni, sarebbe meglio definirli «adattamenti», all'organo di alcune pagine pucciniane destinate in origine al pianoforte, al quartetto d'archi, all'orchestra e alle diverse voci. Nel ricco CD, registrato nel settembre del 2008 per l'etichetta belga Passacaille, troviamo quindi: alcune Fughe (1882-1883), i Tre minuetti (1884), l'elegia Crisantemi (1890) tutti quanti destinati al quartetto d'archi, l'Adagetto per orchestra (ca. 1881); ma anche i brani pianistici Adagio (1881), Piccolo valzer (1894), Scossa elettrica (ca. 1896) e Calmo e molto lento (1916). Poi vi sono i brani per canto e piano, come Solfeggio (1893) e Inno a Roma (1919); per canto e organo, come Salve regina (ca. 1882). E, naturalmente, brani prettamente operistici come il «Te Deum» da Tosca (1900), «O mio babbino caro» da Gianni Schicci (1918); oltre a due interessantissime trascrizioni d'epoca: il pot-pourri pianistico da Madama Butterfly (1904), opera di Bernhard Feyer (1908) e Corazzata Sicilia, ovvero un adattamento pianistico (Carmelo Bizzozero) di una versione-pastiche per fanfara (Pio Carlo Nevi, 1897) di alcuni motivi da La Bohème (1896).


Tutto questo potrebbe bastare non solo per destare l'interesse dei cosiddetti “musicofili”, ma anche degli “addetti ai lavori”, si aggiunga a ciò anche uno straordinario contributo organologico. Infatti, l'intero ed articolato programma - della durata di circa 80 minuti - è stato eseguito sopra due storici strumenti ai quali il giovane Puccini sedette più volte nel corso del suo apprendistato lucchese, figlio di una lunga ed ininterrotta - almeno sino a lui - tradizione familiare di organisti e maestri di cappella. Mi riferisco nella fattispecie agli organi della chiesa lucchese di San Pietro Somaldi (costruito da Domenico Cacioli nel 1687 ed ampliato da Paolino Bertolucci nel 1854, da Pietro Paoli nel 1877 e da Filippo Tronci nel 1903) e della chiesa di San Lorenzo a Farneta (edificato nel 1850, ad opera della ditta Odoardo Landucci e figli di Viareggio).


Durante una recente intervista, Tamminga ha avuto modo di raccontarci il suo “battesimo” con la musica di Puccini; viveva a Parigi quando assistette a un allestimento de La Bohème. Ne rimase folgorato, al punto tale da dedicarsi allo studio del suo linguaggio musicale, cercando anche nel corso degli anni di trovare un collegamento fra il mondo sonoro pucciniano e l'organo toscano di fine Ottocento. Possiamo dire che, proprio in occasione del 150° anniversario della nascita del «Doge» [3], l'abbia finalmente trovato. 

Grazie al valido ed esperto aiuto dell'organaro Glauco Ghilardi, l'organista olandese ha potuto accedere a degli strumenti - per usare un eufemismo - non particolarmente efficienti, ma di assoluta rilevanza storica, come dicevo, “toccati” in gioventù da Puccini stesso. Da tempo si  sapeva circa l'esistenza della scritta autografa «Giacomo Puccini» [senza data], apposta sull'organo di San Pietro Somaldi; ma durante i lavori di pulitura dell'organo di San Lorenzo a Farneta se n'è scoperta un'altra, questa volta con accanto la data, 1879. Tale ritrovamento  riveste quindi una notevole importanza, poiché estende ulteriormente il raggio d'azione di Puccini come organista, e non sarebbe emerso se non in fase di un ipotetico restauro.


Nonostante le non ottimali condizioni, sotto le abili dita dell'interprete i pregevoli strumenti “cantano” con l'espressività ed il respiro d'un cantante lirico, in virtù anche di un suono improntato al legato assoluto di stampo vocale. La perfetta consonanza di pagine operistiche o cameristiche con l'organo a canne lascia davvero esterrefatti; alcuni brani, quali Scossa elettrica, Inno a Roma e Corazzata Sicilia rendono molto bene all'organo italiano ottocentesco, con i suoi effetti di banda come la Grancassa, il tamburo ed i campanelli. 


Ma Tamminga non ha esitato ad aggiungere altri colori, forniti da strumenti a percussione autonomi (avvalendosi della collaborazione dei maestri Valentino Marrè e Mirko Natalizi), quali i piatti, il triangolo, il tamburo militare, i campanelli a tastiera, il tam-tam giapponese, le campane, la campanella, il tamburello basco; prescritti peraltro da Puccini stesso.


In sostanza un prodotto davvero molto ben confezionato ed improntato al rigore verso il reperimento delle fonti e la prassi esecutiva storica, così come le assai note e numerose produzioni del maestro olandese - il cui nome è di solito associato alla musica italiana cinque-seicentesca - ma che “sconfinando” non ha certo tradito il suo consueto modus operandi.


Il dettagliato libretto reca le disposizioni foniche degli strumenti, le registrazioni utilizzate, l'elenco delle fonti utilizzate e le note sono firmate da Gabriella Biagi Ravenni (presidente della «Fondazione Puccini» e del «Centro Studi Giacomo Puccini» di Lucca). Il disco è stato realizzato con il patrocinio dell'«Associazione Domenico di Lorenzo» (direttore artistico, Gianpaolo Prina), della «Fondazione Puccini» e del «Centro Studi Giacomo Puccini». 


____________________



[1] Il gruppo più rilevante di lavori espressamente organistici sembrano essere quelli composti da Giacomo Puccini nei quattro anni in cui ebbe un allievo, tale Carlo Della Nina. I manoscritti, descritti a suo tempo da Alfredo Bonaccorsi, sono transitati qualche anno fa sul mercato antiquario, e poi di nuovo scomparsi.


[2] Olandese, ma italiano d'adozione, l'organista e clavicembalista Liuwe Tamminga vive a Bologna ed è organista presso la Basilica di San Petronio insieme con Luigi Ferdinando Tagliavini, dove suona i due magnifici strumenti di Lorenzo da Prato (1471-75) e Baldassarre Malamini. Per ulteriori informazioni si veda il sito web  http://www.liuwetamminga.it/.


[3] Giulio Ricordi aveva affibbiato il soprannome di «Doge» a Giacomo Puccini, ad indicare il predominio che egli esercitava all'interno del gruppo di lavoro con i librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa.