Michele Bosio (2014)

Michele Bosio (2014)

Translate

Visualizzazione post con etichetta Marco Enrico Bossi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Marco Enrico Bossi. Mostra tutti i post

mercoledì 10 dicembre 2014

MICHELE BOSIO, Brevi appunti sulle commemorazioni della morte di Marco Enrico Bossi, estratto da «Strenna dell'ADAFA»




Brevi appunti sulle commemorazioni   
della morte di Marco Enrico Bossi  
a Cremona (1925, 1932) 
e nel Cremonese (1926, 1927) 


Penso che, quando ci si accinge a ricordare una personalità illustre scomparsa alla quale ci si è rivolti con grande ammirazione, si debba cercare di farlo illustrando il peculiare legame che con essa si è maturato nel tempo. 
Ecco perché il presente contributo – umile omaggio a Marco Enrico Bossi nel suo 150° genetliaco – prende le mosse dal legame che s’è colto tra la sua nobile arte e la città in cui chi scrive vive e lavora. 

Sebbene Bossi non fosse stato il protagonista in carne e ossa della vita musicale cremonese fu comunque onnipresente – con la sua musica – in ogni collaudo o audizione organistica. Non solo, le sue idee di rinnovamento musicale, organologico e liturgico furono irradiate nel capoluogo di provincia grazie alle sincere testimonianze di Ulisse Matthey, Vincenzo Germani e Ubaldo Ferrari: amanti dell’arte, assolutamente scevri dall’idea del servirsene come tramite autoreferenziale. 
Alla luce di ciò appare quanto meno curiosa la coincidenza che, nel dicembre del 1925, vide sancire ufficialmente la nascita della Schola Cantorum “Santa Cecilia” – sorta in seno alla sezione cremonese dell’AISC [Associazione Italiana Santa Cecilia] – proprio durante l’Accademia per commemorare Marco Enrico Bossi. Di seguito ci si concentrerà soprattutto sulle varie testimonianze – che si svolsero a Cremona e nel Cremonese tra il 1925 e il 1932 – in memoria del Maestro. 


In tutto il mondo vi furono solenni commemorazioni per ricordare la figura di Marco Enrico Bossi (Göteborg, Lugano, New York, Buenos Ayres, Budapest, Parigi, Roma, Bergamo, Venezia, Salò, Brescia, Napoli, Firenze, Torino, Parma, Padova, Milano, Siena, Genova, Bologna, Trieste, Ferrara, Mantova, Fiume, Udine, Trento, Verona, Pesaro, Ancona, etc.), tra le molteplici iniziative ben quattro videro la luce in territorio cremonese. 

La prima iniziativa – come s’è detto – ebbe luogo durante l’Accademia Ceciliana del 9 dicembre 1925, svoltasi presso la chiesa dei Padri Barnabiti di San Luca a Cremona e promossa da Ubaldo Ferrari, Vincenzo Germani e Federico Caudana. 

La seconda – su cui ci si soffermerà – si tenne a Castelleone (Cr) il 21 aprile del 1926 con un concerto per organo e canto eseguito dall’amico e collega Ulisse Matthey in collaborazione col soprano Stella Calcina, preceduto da una conferenza di Ubaldo Ferrari . 

La terza si tenne a Crema (Cr), il 17 dicembre 1927, presso l’Istituto Musicale “Luigi Folcioni” con Anna Freda, Michelangelo Abbado, Riccardo Malipiero, Costante Adolfo e Renzo Rinaldo Bossi. 

Infine, la quarta commemorazione si tenne a Cremona, al Teatro “Amilcare Ponchilelli”, il 19 dicembre del 1932; protagonisti furono il celebre Quartetto Poltronieri, di nuovo Costante Adolfo e Renzo Rinaldo Bossi. 

Il primo segno di omaggio nei confronti del Maestro fu piuttosto di carattere simbolico, poiché durante l’«Accademia Musico-Letteraria» del 1925, Ubaldo Ferrari tenne una dotta lezione su due diverse personalità artistiche, quali Luigi Bottazzo (1845-1924) e Marco Enrico Bossi (1861-1925), col fine di presentare al pubblico la neonata Schola Cantorum “Santa Cecilia”, fondata e diretta da Vincenzo Germani. 
Si gettarono così – anche a Cremona – le basi per un sano rinnovamento liturgico-musicale all’insegna di due pilastri del Cecilianesimo italiano da poco scomparsi. Federico Caudana – che in quell’occasione sedeva all’organo Giuseppe Rotelli (1901) della chiesa di San Luca – eseguì solamente due brani solistici. Nella fattispecie un non identificato pezzo di Bottazzo e l’immancabile Canzoncina a Maria Vergine op. 113 n. 3 del Bossi; fu invece riservato largo spazio al coro, che propose musiche di Franco Vittadini, Lorenzo Perosi e del Caudana stesso. 
Il seme ceciliano pare fosse stato accolto molto positivamente all’epoca; e l’idea che sia stata la guida spirituale del compianto Bossi a farlo germogliare, mi pare assai commovente. Le parole dell’anonimo articolista del periodico cremonese «La Voce» furono davvero entusiastiche: 

[…] L’Accademia Ceciliana […] presentò la felice occasione di commemorare i defunti Bottazzo e Bossi, e di presentare al pubblico la nuova “Schola Cantorum” che la tenacia del M. Germani e la buona volontà di numerosi coristi cittadini hanno dato alla nostra Diocesi. Oh! Fossero stati più numerosi i Sacerdoti ed i buongustai: l’Accademia li avrebbe pagati ad usura dell’incomodo […] L’avv. Ubaldo Ferrari […] parlò con verve e competenza profonda dei defunti Maestri e seppe riunire, cosa difficile invero, in un sol spirito di arte e di religiosità due temperamenti artistici disparatissimi, Bottazzo e Bossi. […] La cappella è matura per qualsivoglia genere di produzioni sacre […] diede segno di un amalgama notevolissimo […] siamo arrivati al colore e al calore […] Diamone lode […] a quest’ultimo [Vincenzo Germani] in modo singolarissimo perché alla preparazione univa una direzione che meravigliò altamente, per la cura intelligentissima del tutto, per il dosamento della sonorità, per la precisione della battuta e per l’impeto superbo della interpretazione. Il M. Caudana che accompagnò da pari suo all’organo l’intera audizione, può ben essere soddisfatto ed altero nel cogliere i frutti della sua vasta opera di propaganda e di insegnamento per l’arte sacra in questa nostra città. 

A Castelleone, tra il 1925 e il 1926, vi furono molteplici eventi legati al nuovo organo della chiesa parrocchiale dei Santi Giacomo e Filippo con ben sette concerti tenuti dal leggendario virtuoso Ulisse Matthey. 
Il grande organo costruito da Giovanni Tamburini si presentava diviso in tre corpi (due che si fronteggiavano l’un l’altro in presbiterio, il terzo in contro facciata) ed era già pronto all’inizio del 1925, ricevette infatti collaudo parziale durante i concerti svoltisi il 3 e il 4 gennaio. Ma il collaudo definitivo fu fatto – con altrettanti concerti – il 3 e il 4 novembre di quell’anno. 
In realtà il Matthey fu a Castelleone anche il 26 dicembre del ’25; qualche mese più tardi – il 21 aprile del ’26 come s’è detto – si celebrò la solenne commemorazione di Marco Enrico Bossi. 
In tale occasione il maestro torinese fu il protagonista di uno straordinario concerto, durante il quale eseguì tre brani famosissimi del Bossi: la Scena pastorale op. 132 n. 3, la Canzoncina a Maria Vergine op. 113 n. 3 e il Tema e Variazioni op. 115. Non solo, accompagnò anche il soprano torinese Stella Calcina nell’esecuzione di due mottetti, sempre dell’Autore, il celeberrimo Sanctus et Benedictus e Dio siete buono op. 98 n. 2. Naturalmente furono proposte anche musiche di altri compositori, ma il brano che rese unico il concerto fu sicuramente In paradisum, mottetto scritto per l’occasione da Matthey stesso la notte prima. 

Ecco alcuni stralci dalla recensione di Ubaldo Ferrari: 

[…] Si trattava di una solenne commemorazione di Marco Enrico Bossi. Ed essa riuscì, è doveroso dirlo subito, nel modo più degno. [...] Il concerto si componeva di due parti. La prima riservata esclusivamente al Commemorato fece convergere l’applauso del pubblico sulla Scena pastorale e sulla Canzoncina alla Vergine deliziosamente attaccate e trattate. In realtà la esecuzione era stata anche di grado maggiore nel formidabile Tema con variazioni la cui originalità personale risultò sorprendentemente nell’ultimo fugato nel quale non sapemmo se ammirare di più la chiarezza dell’esecutore o la massiccia concezione dell’autore. […] Dovremo concludere che nessuno meglio di lui [del Matthey] e proprio all’organo, poteva dar celebrazione al nome di Bossi; di quel Bossi cioè che tanto aveva compreso la altezza del di lui merito da dedicargli uno dei suoi ultimi e capitali lavori quale la Fantasia sinfonica per organo e orchestra. Compagna fedele anche stavolta al Matthey fu la gentile signorina professoressa Stella Calcina. Essa pure volle recare il suo contributo alla commemorazione. E cantò con impeto, con bella intonazione e con squisitezza di intelligenza accanto al Sanctus e Benedictus, una larga e passionale espansione Dio come siete buono, appunto del Bossi. […] La Calcina volle darci una gradita sorpresa con un mottetto del Matthey nella notte antecedente composto alla memoria del preclaro Scomparso. Una ricerca cromatica dal significato doloroso ma dal respiro per così dire cristiano: quali le parole imprese a musicare, che dicono di speranza e di consolazione ineffabile in paradisum deducant Angeli, in tuo adventu suscipiant te martires... 

Come accennato il forbito avvocato penalista e critico musicale Ubaldo Ferrari realizzò un appassionato excursus storico-biografico su Marco Enrico Bossi. Per dare un’idea dell’enfasi da egli espressa nell’orazione ecco le accese parole pubblicate nel marzo del 1925 – a breve distanza dalla triste dipartita del Maestro – sul periodico milanese «La Festa»: 

[…] Non è da dimenticarsi la sua [di Bossi] opera di italianità nei tempi per noi più difficili. […] [M. E. Bossi] era ancora più vivo all’estero dei suoi grandi compagni, Martucci e Sgambati. [...] Nessuno, all’estero si permetteva di discutere sopra il suo nome di compositore e di esecutore. Solo in Italia si ostentava un agnosticismo degno d’oblio! […] Corsero per le mani degli umili, brevi composizioni che recavano il suo nome.[...] Su tutti una linea di sobrietà e di signorilità che disse quell’arte riserbata agli eletti. Ma accanto a queste, per troppo tempo quasi ignorate, stavano le pagine sinfoniche di alta dignità, primissime quelle che pongono nella luce dovuta lo strumento a lui caro. […] In tutte le forme, in breve, dell’arte musicale egli contenne le ali, sebbene il regno dell’assoluta libertà meglio offrisse alla sua genialità, l’espansione ed il volo. Apostolo infaticabile pertanto delle cattedre direttoriali dei conservatori di Venezia, Bologna e Roma, della musica pura, poteva ben vantarsi epigone della rinascita culturale italiana. […] L’Italia! Era annunziato un suo concerto e il nome d’Italia gli era d’accosto. Nel mentre le sue mani toccavano l’organo, con i suoni magicamente combinati, voci represse sussurravano con il suo, l’altro nome a lui dilettissimo. Nel plauso del pubblico commosso, nel consenso entusiastico ormai consuetudinario della critica, i due nomi erano sposati in un connubio pieno di orgoglio e di vertigine d’amore. […] Guilmant a Torino lo abbracciava chiamandolo il maggiore del mondo. Widor, principe parigino ed europeo, rimaneva estatico e si inchiodava presso lui ad ogni suo concerto, contemplando senza far motto la tenerezza e l’impeto dei suoi inimitati pedali. Egli […] intonando le visioni dell’anima sua nella meditazione dello scritto o nella liberazione spontanea dell’improvviso, sentiva oltre la dottrina, oltre la scienza che dava armonia alle linee e finitezza di slancio alle architetture, sgorgare incomprimibile, quasi voce della patria, la nostra, tutta nostra, alata melodia. E questa era per lui poesia ed incanto, aspirazione e preghiera, compenso e pace... Quella pace che non più inconsapevole o dimentica, tardi pur troppo, l’Italia intera gli ha supplicato al suo fatale ritorno sul mare. 

Parole di grande attualità, specialmente considerando la coincidenza tra il 150° anniversario della nascita di Marco Enrico Bossi e quello dell’Unità d’Italia. Un concetto – quello di «italianità» – tanto più vivo nei nostri cuori quanto più ci si allontana dalla patria. 

Come si diceva, l’«epigone della rinascita culturale italiana» fu omaggiato anche a Crema nel dicembre del 1927; in questa occasione Renzo Rinaldo (pianoforte) e Costante Adolfo (organo) furono coadiuvati dai solisti Anna Freda (arpa), Michelangelo Abbado (violino) e Riccardo Malipiero (violoncello). 
Il programma della serata al “Folcioni” – promossa dalla Società del Quartetto – venne diviso in due parti: la prima con musiche di Domenico Zipoli, padre Giovanni Battista Martini, Tommaso Vitali e Max Bruch; mentre la seconda costituiva il vero e proprio omaggio a Bossi. 
Furono eseguiti, infatti, Quattro pezzi in forma di suite op. 99 per violino e pianoforte (Romanze, Auf dem Rasen, Wiegenlied, Bacchische Scene) Rêverie, Minuetto e Musetta dai Feuillets d’album op. 111 per violoncello e pianoforte, nonché Épousailles op. 134 per violino, violoncello, arpa e organo. 

La prosa dell’anonimo articolista de «Il nuovo Torrazzo» non brilla certo per eleganza stilistica e pregnante contenuto, ma ci illumina ugualmente sulla ricezione della musica attraverso le caratteristiche degli esecutori: 

[…] Applauditissimi furono i pezzi delle composizioni del nostro indimenticabile M° Enrico Bossi. Sul prato [Auf dem Rasen] alquanto giulivo. Berceuse [Wiegenlied,] grazioso fraseggiare di suoni che s’inseguono e s’alternano, Minuetto e Musetta movimentato ed originalissimo. 

Il pezzo finale Sposalizio [Épousailles] […] ha fatto intravvedere il pensiero potente dell’autore racchiuso nel tema stesso. Il violoncello e l’organo che finemente espressero la sfilata del corteo, l’arpa che diede il suono delle campane a tocchi, disteso dapprima e poi intrecciato delicatamente, il violino che interpretò l’incontro trepidante ed espansivo degli sposi... hanno trasportato gli uditori per un quarto d’ora nel cielo purissimo della musica. […] 

Nel dicembre del 1932 Costante Adolfo e Renzo Rinaldo si prodigarono per ricordare il «preclaro Scomparso», assecondando questa volta – al Teatro “Ponchielli” di Cremona – il Quartetto Poltronieri. Come accadde per la serata cremasca del 1927, il programma prevedeva una suddivisione in due parti. Durante prima gli strumentisti ad arco ebbero modo di mostrare la loro maestria con due capolavori: il celeberrimo Quartetto in Fa maggiore op. 96 «Americano» di Antonìn Dvořák e un non precisato Quartetto in Re maggiore di Franz Joseph Haydn. Il secondo tempo del concerto, invece, fu occupato interamente dal Poemetto Santa Caterina da Siena di Marco Enrico Bossi. 

Di quella serata abbiamo un’interessante recensione di Ubaldo Ferrari che – poco soddisfatto di come Costante Adolfo Bossi avesse suonato la complessa parte pianistica – lodò la grande perizia del violinista Enrico Poltronieri. Inoltre, il Ferrari tratteggiò con grande efficacia la sapiente scrittura di Marco Enrico Bossi: 

[…] C’era anche un poemetto postumo di Marco Enrico Bossi. La nostra fu tra le non molte città d’Italia che vollero chiudere con una solenne e commossa celebrazione la sua memoria, non appena la sua venerata e lacrimata salma ci giunse d’oltreoceano. […] Il poemetto si snoda con altezza e con semplicità: le doti di questo autentico signore dell’armonia e della declamazione mistica furono subito avvertite. Le sei «sintesi psichiche» alias i sei temi conduttori, apparvero felici e soprattutto feconde di uno sviluppo contrappuntistico di primo ordine. Certamente la parte spirituale relativa alla vita interiore della Santa, convinse maggiormente: essa è davvero riuscita pienamente e conseguì stupendi effetti di commozione: dalla estasi alla assunzione vorrei dire che fu un crescere di piano in piano e l’affermarsi e il confermarsi di una bellezza sempre più grandeggiante. L’esecuzione non scriverei sia stata perfetta, se non da parte del violino solista, il Poltronirei; il pianoforte (M. Adolfo Bossi) che aveva una parte preminente coperse troppo e troppo aspramente e con durezza gli altri strumenti. Eppure il pubblico fu vinto e conquistato dal merito intrinseco dell’opera d’arte: e applaudì a lungo con perfetta giustizia. 

Secondo Giulio Cesare Paribeni, il Poemetto Santa Caterina da Siena – composto pochi mesi prima d’intraprendere il fatale viaggio in America – è da considerarsi come l’ultimo messaggio musicale di Bossi ai posteri: «non si può considerare senza commozione come il presago sentimento del Maestro abbia affidato a queste pagine, riboccanti di un misticismo umile e profondo, l’ufficio di formare il proprio inedito testamento artistico». 

Non è quindi un caso che – tra il febbraio del 1926 e il dicembre del 1932 – i congiunti del Maestro, insieme al Quartetto Poltronieri, abbiano fatto di questo brano il vessillo della nobile arte di famiglia, presentandolo in tutt’Italia nel corso di una trentina di concerti. 
La versione originale dell’opera – pubblicata postuma, nel 1928 da Euterpe di Zurigo – è per violino e pianoforte, ma l’Autore segnò sul manoscritto alcune indicazioni strumentali fatte proprie in seguito dal figlio Renzo Rinaldo, che elaborò un stesura strumentale per violino solista, quartetto d’archi, arpa, celesta e organo; simile nei colori a Épousailles op. 134. Durante la settennale tournée commemorativa oltre a questa versione – pubblicata, sempre da Euterpe, nel 1936 – gli esecutori ne proposero anche una per violino solista, quartetto d’archi e pianoforte; come per l’appunto fecero durante il concerto cremonese del 19 dicembre 1932. Data quest’ultima che segna anche la fine del ciclo di concerti in cui venne promosso e celebrato il poemetto Santa Caterina da Siena. 


giovedì 4 dicembre 2014

Marco Enrico Bossi (1861-1925), Opera Omnia per organo - Recensione di Arturo Sacchetti




Marco Enrico Bossi (1861-1925), Opera Omnia per organo. Organista Andrea Macinanti
casa discografica TACTUS (www.tactus.it) [voll. I-IX]


L'organista compositore Marco Enrico Bossi gode, senza remore, dell'appellativo di 'Principe degli organisti' riconosciutogli per i suoi portati creativi tra Otto e Novecento e testimone della epopea universale organologica dello strumento. Il suo viaggio nel nome dell'amato organo ha inizio nel 1879 sin dagli anni di studio realizzati presso il Conservatorio di Milano con la composizione della Suonata per organo e si concluderà con la Fantasia sinfonica op. 147 per organo ed orchestra. Un'esperienza creativa vissuta all'insegna dell'irrequietezza inventiva, dell'ambizione coltivata per 'seguire il passo dei tempi, dell'orgoglio per affermare la scuola italiana per troppo tempo esistita 'cenerentola' rispetto ad altre scuole europee più emancipate, della sensibilità per esprimere un proprio gergo intessuto di nobiltà e di accenti personali.

Delle decine di opere che popolano il catalogo soltanto alcune hanno avuto l'onore della conoscenza, non fosse altro per l'inserzione di esse nei programmi ministeriali del piano di studi dei Conservatori di musica. Dopo la sua scomparsa, avvenuta repentinamente nel 1925, una coltre di silenzio è scesa sui suoi parti creativi letti maldestramente dagli organisti protesi verso l'esaltazione dei credo d'oltralpe e frustrati immotivatamente dal portato del nostro. Di conseguenza si è affermata l'ignobile convinzione che la scuola italiana dell'organo avesse partorito esclusivamente le geniali intuizioni di Girolamo Frescobaldi, peraltro organisticamente riducentesi ai Fiori musicali.

Ma è l'editoria internazionale che ha tributato, con l'edizione delle sue composizioni non esclusivamente organistiche, il doveroso riconoscimento ad attestazione dell'ammirazione per il protagonista della risurrezione linguistico-organistica italiana e per la crescita della creatività dedicata all'organo a livello universale.
Al presente il mondo dell'organo, ancora succube di un'esterofilia quasi fanatica, deve scoprire con disonorevole ritardo, incredibilmente, i portati di colui che ha dato voce al 're degli strumenti', ammirato dai suoi contemporanei, dimenticato dai posteri. A questa tristissima realtà, che vede l'Italia musicale irresponsabilmente irriconoscente nei confronti di un suo figlio 'grande' universalmente l'organista Andrea Macinanti pone concretamente rimedio con un gesto importante, complesso e di alta levatura interpretativa realizzando l'incisione delle sue opere per organo, gesto resosi possibile grazie alla sensibilità ed alla lungimiranza della casa discografica Tactus di Castenaso (BO).

Parecchi sono i pregi riscontrabili: il riferimento agli autografi bossiani stante varie divergenze esistenti inspiegabilmente tra essi e le edizioni a stampa, che ebbero di certo il placet dell'autore, l'impiego di organi storici in sintonia con il pensiero del nostro, il rispetto per il segno, condizione indispensabile per una ricreazione sincera del discorso musicale e l'impronta interpretativa tesa alla instancabile ricerca della verità contenutistica ed espressiva. Quest'ultimo aspetto è quello che può aver generato nell'interprete una problematica pesante, che è riconducibile ad un interrogativo: in qual modo Bossi, interiormente, 'sentiva' suonare la sua creatività organistica contornata da irrequietezze (l'insoddisfazione frequente per i riferimenti ad organi 'ideali' fragilmente supportati da esemplari italiani ed europei fortemente connotati) e da dubbi?

Il coraggioso ed autorevole interprete si è posto sicuramente questo problema ed ha operato responsabilmente per dirimerlo anche alla luce di documenti sonori esistenti (le pionieristiche incisioni sopra rulli per organi a riproduzione), od a testimonianze inerenti la sua arte interpretativa. L'esito, occorre evidenziarlo, è fortemente positivo e pone un punto fermo nella storia dell'organo italiano, ma costituisce anche un ammirevole atto di coraggio, quasi provocatorio, tendente a scuotere dal torpore non giustificabile un mondo organistico nazionale che ha avuto, ed ha, il torto di aver tradito, senza motivazioni, il 'Principe degli organisti'.

martedì 24 maggio 2011

Un fine settimana intenso per celebrare MARCO ENRICO BOSSI (1861-1925) "Alto signore dei suoni" (D'Annunzio)




MARCO ENRICO BOSSI (1861-1925)

"Alto signore dei suoni" (D'Annunzio)

Celebrazioni nel 150° della nascita

Bologna: 16 - 21 MAGGIO 2011

promosso da

Conservatorio di musica "G.B. Martini" - Bologna,

Associazione Musicaper

Casa Discografica "Tactus" nel 25° della fondazione

in collaborazione con

Comune di Bologna, Museo della Musica, Accademia Filarmonica

Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna

Conservatorio Santa Cecilia di Roma, Conservatorio "B.Marcello" di Venezia,

Conservatorio "San Pietro a Maiella" di Napoli, Conservatorio "G.Verdi" di Milano,

Conservatorio "L. Refice" di Frosinone, Conservatorio "G.F. Ghedini" Cuneo

Associazione Organi Antichi

RAI Radio Tre Suite

con il patrocinio di

Provincia di Bologna

Regione Emilia Romagna

CON L'ADESIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA




Venerdì 20 maggio 2011

ore 10.00-13.00 / 15.00-18.00

Museo della Musica - Strada Maggiore 34 - Bologna

L'ORGANISTA DALLE MILLE ANIME

BOSSI CONCERTISTA, COMPOSITORE, DIDATTA (1861-1925) CON UNA RIFLESSIONE SU TACTUS EDITORE (1986)

INCONTRO DI STUDIO a cura di Piero Mioli


Ore 10.00 - 13.00 Attorno e al tempo del Maestro


La parola a Donatella Pieri, Direttore del Conservatorio di Bologna, e Mauro Felicori, Direttore del settore Cultura del Comune di Bologna


1. Piero Mioli, Bossi fra Otto e Novecento. I registri di una vita e di un'epoca

2. Arturo Sacchetti, L'arte, la composizione e l'insegnamento dell'organo

3. Francesco Tasini, Elementi di tecnica organaria italiana

4. Donata Bertoldi, Musica antica e lontana al Liceo di Bologna

5. Michele Bosio, Sul movimento ceciliano

La parola a Loris Azzaroni, Presidente dell'Accademia Filarmonica di Bologna





Ore 15.00 - 18.00 Bossiana


1. Cristina Landuzzi, Riflessioni su poetica e stile

2. Andrea Macinanti, La perspicua produzione organistica

3. Mariateresa Storino, A un'altra tastiera: il pianoforte di un organista

4. Romano Vettori, Nobili tracce filarmoniche

5. Annarosa Vannoni, Due liriche pascoliane



Venerdì 20 maggio 2011

ore 21.00

Oratorio di San Filippo Neri - Via Manzoni 5 - Bologna

1911. BOLOGNA AL TEMPO DI MARCO ENRICO BOSSI

SPETTACOLO-CONCERTO

in collaborazione con Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna

La Bologna di inizio secolo, fra arte, musica, costume e nuove tecnologie.

Voce Recitante: Paola Gassman

Narratore: Saverio Mazzoni

Pianoforte: Giulio Giurato

Violino: Roberto Noferini

Musiche di Marco Enrico Bossi

Testi, immagini e regia di Roberto Ravaioli





Sabato 21 maggio 2011

ore 10.00-13.00

Conservatorio "G.B. Martini" di Bologna - Piazza Rossini 2 - Bologna

L'ORGANISTA DALLE MILLE ANIME

BOSSI CONCERTISTA, COMPOSITORE, DIDATTA (1861-1925) CON UNA RIFLESSIONE SU TACTUS EDITORE (1986)

INCONTRO DI STUDIO a cura di Piero Mioli


Ore 10.00 - 13.00 Dal vecchio rullo all'attualità della Tactus


1. Nicola Cittadin, Bossi plays himself. Archeologia e modernità discografica

2. Lara Uras, Bossi "antiquario", tramite il Vate

La parola a Gian Enzo Rossi, direttore delle Edizioni Tactus

3. Alberto Spano, Tactus e musica antica

4. Giovanni Tasso, Da Frescobaldi in avanti. La Tactus e la sua funzione in Italia






Nel corso dei lavori sono intervenuti: Sonia Bo, Massimo Contiero, Antonio D'Antò, Paolo Manzo, Patrizio Marrone ed Edda Silvestri, Direttori rispettivamente dei Conservatori di Milano, Venezia, Frosinone, Cuneo, Napoli e Roma.


mercoledì 27 aprile 2011

Il centocinquantesimo di Marco Enrico Bossi




«MUSICA»

(maggio 2011
n. 226 - Anno XXXIV)



Gustav Mahler
Il Mahler sinfonico in disco.
Undici proposte per la Quarta e la Prima
di Riccardo Cassani

L'ebbrezza della solitudine, il piacere della complicità.
Il Mahler dei Rückert-Lieder
di Roberto Brusotti

Compositori
Un'opera cinese di Baldassare Galuppi
di Alessandro Taverna


Organo
Il centocinquantesimo di Marco Enrico Bossi
di Michele Bosio

Abbiamo recensito gli spettacoli a:
Catania, Conegliano, Ferrara, Genova, Lucerna, Milano, Modena, Monte Carlo, Parma, Pisa, Vicenza, Venezia

Interviste
- Intervista a Semyon Bychkov
- Intervista a Maurizio Baglini

La polemica
- Trascurati i Teatri di Tradizione di Giuseppe Pennisi





Restringere e allargare lo sguardo può essere un buon esercizio per gli occhi e un ottimo allenamento per la mente. Anche in ambito musicale, se mettiamo a fuoco prima i gesti del direttore e poi quelli dell'intera orchestra per comprendere la natura della loro interazione. Nella musica naturalmente conta più l'udito della vista; lo memoria dei suoni più dell'ampiezza dello sguardo. Ma anche per un'arte che si dispiega nel tempo la sfida per il fruitore (come per l'esecutore) sta nel tenere in equilibrio la percezione del dettaglio in rapporto all'insieme. È un problema che ci poniamo ogni volta che scriviamo una recensione discografica: il commento serve a mettere a fuoco le caratteristiche di fraseggio che diano un'idea della specificità dell'esecuzione; le stelle servono a giudicare quell'esecuzione nel suo complesso e nel contesto di altre incisioni della stessa composizione e del medesimo interprete.
In questo numero abbiamo provato a tener separati i due approcci in articoli dedicati ad alcune delle composizioni più amate di Gustav Mahler, che si spense cinquantenne a Vienna il 18 maggio di cent'anni fa. Per la Prima e la Quarta Sinfonia Riccardo Cassani, basandosi su lunghi anni di ascolti, svolge soprattutto un lavoro di sintesi, indicando subito le incisioni migliori in assoluto (non a caso dirette da maestri mitteleuropei come Fritz Reiner e Rafael Kubelík), ma accogliendo pure una serie di eccellenze alternative che mettano in evidenza con grande coerenza aspetti particolari delle due sinfonie. Roberto Brusotti invece analizza con calma, e con massima attenzione alla partitura, ventuno edizioni dei Rückert-Lieder (con accompagnamenti orchestrali o pianistici), evidenziando soprattutto le diverse soluzioni interpretative offerte ai singoli problemi di fraseggio. E qui – invece di una graduatoria di merito – emerge soprattutto una percezione delle ricche potenzialità espressive della musica stessa a contatto con strumenti e sensibilità diverse.
Gli altri compositori che hanno uno spazio di rilievo su questo numero sono Baldassare Galuppi e Marco Enrico Bossi. In entrambi i casi gli autori degli articoli – Alessandro Taverna e Michele Bosio – partono da elementi biografici per parlare di opere che sono oggetto non solo di esecuzioni musicali ma anche di una seria ricerca musicologica. È difficile forse che un ascoltatore riesca ad amare con la stessa intensità tanto Galuppi quanto Bossi, perché ognuno di noi (esecutori e fruitori sono entrambi a loro modo interpreti) tende ad avere una sensibilità più forte per determinati periodi storici a discapito di altri (come dimostra per esempio il percorso professionale di Andrea Macinanti, bossiano perfetto). Ma possiamo davvero gioire per il fatto di non dover più «sottostare a nessun vincolo ideologico» (per dirla con Semyon Bychkov) nello sviluppo del nostro gusto personale. Così lo sguardo inevitabilmente si amplia, anche se le predilezioni individuali legittimamente rimangono.
Il 6 aprile i neonati International Classical Music Awards sono stati conferiti a Tampere in Finlandia e alcuni dei vincitori hanno partecipato poi al concerto di gala davanti a un pubblico di 1.600 persone. A pagina 38 troverete le immagini di alcuni dei protagonisti del concerto (eseguito dalla Tampere Philharmonic diretta da Hannu Lintu), tra cui l'ottantasettenne pianista Menahem Pressler, che ha deliziato il pubblico in un Concerto di Mozart, e Esa-Pekka Salonen, che ha diretto una sua composizione, breve ma di bellissimo impatto, intitolata Helix.
L'anno prossimo la manifestazione troverà ospitalità a Nantes in Francia, con l'Orchestre Nationale des Pays de la Loire diretta da John Axelrod.
Stephen Hastings

lunedì 25 aprile 2011

25 aprile 1861 - 25 aprile 2011: i 150 anni della nascita di Marco Enrico Bossi



NEL GIORNO DEL 150° GENETLIACO

DEL MAESTRO

UNA RIFLESSIONE INTORNO ALLA SUA GIUSTA E PERFETTA

RISCOPERTA STORICA E MUSICALE


***


Thème et Variations op. 115; Hora mystica op. 132, n. 4; Pièce Héroïque op. 128;

Hora gaudiosa op. 132, n. 5; Fervore op. 140, n. 1; Konzertstück op. 130a; Colloquio colle rondini op. 140, n. 2

Organo, Pier Damiano Peretti

CD Naxos 8572177



Si è veramente incominciato a comprendere quale sia stato il nobile e ricco substrato culturale della Riforma ceciliana e come sia stato troppo sbrigativo – nell'immediato Dopoguerra – accantonare la “parentesi” ceciliana bollandola come un momento di decadenza dell'arte organaria italiana, finendo così per «fare di tutta l'erba un fascio»?


Ci si è resi, forse, consapevoli che in quegli anni operò una larga schiera di compositori, organisti, organari, organologi e musicologi di altissimo valore, quali, solo per citane alcuni: Filippo Capocci, Luigi Bottazzo, Oreste Ravanello, Marco Enrico Bossi, Ulisse Matthey, Giovanni Tebaldini, Lorenzo Perosi, Carlo Vegezzi-Bossi, Pacifico Inzoli, Vincenzo Mascioni, Giovanni Tamburini, Giacomo Sizia, Renato Lunelli, Raffaele Manari, Ferruccio Vignanelli e Raffaele Casimiri?

Si è imparato, allora, a distinguere i lati positivi e negativi di un periodo piuttosto composito, che abbraccia l'ultimo quarto dell'Ottocento per giungere sino a metà Novecento, in cui si cercò di riformare la musica sacra italiana, agli inizi del Ventesimo secolo ancora imbrigliata in stilemi per lo più melodrammatici e bisognosa di un inevitabile rinnovamento?


Infine, pare proprio che i tempi siano maturi per una Bossi-Renaissance?


La new entry della fortunata serie «The Organ Encyclopedia», edita da Naxos, sembra rispondere in parte alle nostre domande. La popolare etichetta americana ha, infatti, affidato all'impeccabile Pier Damiano Peretti un cd monografico con i più impegnativi e articolati brani organistici usciti dalla magistrale penna di Marco Enrico Bossi (1861-1925).

Sino a circa una trentina d'anni fa, solo ad Arturo Sacchetti pareva stare a cuore il Novecento storico italiano; predilesse l'intera opera organistica del Maestro che, non solo eseguì in pubblico, ma parzialmente registrò in disco.


Poi, quasi più niente – a parte il celeberrimo Scherzo in sol minore op. 49, n. 2 infilato e “ruminato” spessissimo in “barbosi” programmi antologici – sino alla titanica impresa di registrazione dell'opera omnia per organo di Marco Enrico Bossi, recentemente abbracciata con entusiasmo dalla Tactus, insieme allo specialista Andrea Macinanti.


I brani scelti dal Peretti – eccezion fatta per l'op. 140 – furono tutti pubblicai a Lipsia presso l'editore Rieter-Biedermann tra il 1899 e il 1910 e in seguito confluirono nei due volumi antologici, a cura di Paul Klengel, pubblicati da Peters nel 1918. In questi volumi si trovano – ancora oggi – i capisaldi del concertismo bossiano, anche se non contengono l'arduo Etude Symphique op. 78 [New York, Schirmer, 1897].

Per l'occasione Pier Damiano Peretti, successore del mentore bachiano Michael Radulescu all'Universität für Musik und Darstellende Kunst di Vienna, ha scelto si prodursi alla consolle dell'organo Furtwängler-Hammer (1916) della Cattedrale di Verden (Germania).

Una scelta coerente dal punto di vista cronologico e geografico – sicuramente rispettosa della nazione che non abbandonò mai la musica del Nostro – ma che forse appesantisce un poco la sua poetica, nonché la sua concezione dell'organaria, idiomaticamente italica.

Il brano che più si adatta alla profondità e alla cupezza dell'organo tedesco-tardoromatico è senz'altro il complesso e tormentato Konzertstück op. 130a, per l'appunto dedicato a Karl Straube (1873-1950), amico e dedicatario di numerose opere di Max Reger (1873-1916), nonché organista – prima – e Kantor – poi – presso la chiesa di San Tommaso a Lipsia.

La visione musicale di Peretti è sempre solida e assai profonda, direi “massiccia”. La scelta dei tempi, molto dilatati, fornisce alla musica del Bossi un colore a tinte forti, parecchio mitteleuropeo.

I brani che più colpiscono sono, appunto, quelli più teutonici: il Konzertstück – l'abbiamo già detto – ma anche il wagneriano Hora mystica; seguiti dagli ipressionistici Fervore e Colloquio colle rondini.


Chi avesse nelle orecchie i tempi di Sacchetti si troverà sicuramente sorpreso per la comodità di quelli proposti da Peretti, per esempio: Konzertstück Sacchetti 16 minuti, Peretti 21 minuti abbondanti; Thème et Variations Sacchetti 11 minuti, Peretti 14 minuti; Pièce Héroïque Sacchetti 6 minuti, Peretti 8 minuti abbondanti. Peculiarità, quest'ultima, che contraddistingue una chiave di lettura nuova per un compositore divenuto già – ce lo auguriamo – un “classico” della letteratura organistica.



MARCO ENRICO BOSSI (1861-1925)

"Alto signore dei suoni" (D'Annunzio)

Celebrazioni nel 150° della nascita

Bologna: 16 - 21 MAGGIO 2011


promosso da


Conservatorio di musica "G.B. Martini" - Bologna,

Associazione Musicaper

Casa Discografica "Tactus" nel 25° della fondazione


in collaborazione con


Comune di Bologna, Museo della Musica, Accademia Filarmonica

Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna

Conservatorio Santa Cecilia di Roma, Conservatorio "B.Marcello" di Venezia,

Conservatorio "San Pietro a Maiella" di Napoli, Conservatorio "G.Verdi" di Milano,

Conservatorio "L. Refice" di Frosinone, Conservatorio "G.F. Ghedini" Cuneo

Associazione Organi Antichi

RAI Radio Tre Suite


con il patrocinio di

Provincia di Bologna

Regione Emilia Romagna


CON L'ADESIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA