Michele Bosio (2014)

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Visualizzazione post con etichetta Le polemiche di «Musica». Mostra tutti i post
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martedì 22 giugno 2010

E che dire Bondi? Mah!




Riportiamo per intero l'articolo del musicologo Carlo Vitali in merito alla grave situazione della cultura musicale in Italia, così come è stato pubblicato sul numero di giugno della rivista «MUSICA»



La polemica di giugno 2010


Il decreto Bondi? Da rottamare



Si può citare l’art. 9 della Costituzione, parlare di valori culturali indisponibili, di patrimonio in pericolo. Cose sacrosante, ma nel clima di psicosi sui costi e i deficit della lirica, creato ad arte da una comunicazione asservita, crediamo occorra rovesciare il tavolo per sventare una manovra che anzitutto è politica, meglio: di regime. Se accountability dev’essere, si consideri il caso delle società di calcio professionistiche (si badi bene: quotate in Borsa). Stime pubblicate alla chiusura del campionato 2009 denunciavano per i club di serie A una perdita aggregata di almeno 300 milioni di euro. Senza contare i costi pesantissimi per l’ordine pubblico, rimasti a carico dello Stato. La Consob ha nulla da dichiarare? Il ministro delle Finanze proporrà rivalse, commissariamenti di squadre, decreti-legge per un riordino del settore? Oppure l’influenza A, rivelatasi fra le più blande degli ultimi decenni: 400 milioni pagati all’azienda farmaceutica Novartis per un vaccino inutile che sta scadendo nei magazzini.
Di contro: il Fondo unico per lo spettacolo dal vivo ammonterà nel 2010 a circa 415 milioni, di cui alle Fondazioni lirico-sinfoniche toccherà il 47,5% del totale: un po’ meno di 200 milioni. Di circa 200 milioni è anche lo stock di debito accumulato in dodici anni da tutte le suddette Fondazioni. Con questi ordini di grandezza, c’era proprio bisogno di una decretazione d’urgenza che viola i principi della legislazione vigente (l’ormai decotta legge Veltroni), l’autonomia negoziale delle parti sociali, le competenze del Parlamento?
Sì, perché la chiave di tutta la manovra – che al momento in cui scriviamo è ancora in alto mare – sta nel sottovalutato art. 4 del decreto Bondi, là dove esso recita: « Il Ministro per i beni e le attività culturali ridetermina [...] i criteri per l’erogazione dei contributi dello spettacolo dal vivo, nonché le modalità per la loro liquidazione e anticipazione ». Si vuole federalizzare lo Stato, si è già regionalizzata (malamente) la sanità, ma teatro, cinema, lirica, musica, circo e quant’altro dovranno dipendere da un uomo solo al comando: lo statista-poeta di Fivizzano, con una somma di poteri paragonabile solo a quella del compagno Zdanov. Al servizio e nell’interesse di chi, non è difficile capire. Non esiste alternativa praticabile alla rottamazione di questo decreto; dopodiché si dovrà varare in tempi brevi una legge organica di riforma, più che mai necessaria.


Carlo Vitali

giovedì 1 aprile 2010

Dalla Moratti alla Gelmini: al peggio non c'è mai fine!




Riportiamo per intero l'articolo del musicologo Claudio Bolzan in merito alla grave situazione dell'istruzione musicale in Italia, così come è stato pubblicato sul numero di aprile della rivista «MUSICA»



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La polemica di aprile 2010

Quali licei musicali?




Con il varo della riforma dell’istruzione secondaria e con il conseguente scompiglio per la situazione degli insegnanti precari e per la drastica riduzione del quadro orario, soprattutto negli Istituti tecnici e professionali, è emersa in tutta la sua drammaticità anche la questione dei nuovi Licei musicali e coreutici. Non sono pochi, infatti, gli interrogativi sollevati da dirigenti, insegnanti, forze sindacali, amministrazioni locali. Una prima domanda riguarda il numero di questi nuovi istituti. Stando alle ultime notizie (ma la situazione non è chiaramente definita), i Licei musicali autorizzati saranno in tutto 23 (e non 40 come ventilato in un primo momento) e uno solo coreutico (a Roma), stabiliti in base alle sperimentazioni finora attuate. Resta da chiedersi a questo punto: perché solo 23? E' chiaro che molti giovani provenienti dalle Scuole Medie ad indirizzo musicale non vi potranno accedere, così come sarà loro preclusa un’ulteriore formazione musicale, dato che la musica è totalmente esclusa dalla maggior parte degli altri istituti superiori.
Un altro grave problema riguarda poi il reclutamento dei docenti: chi andrà ad insegnare le materie ad indirizzo (strumento, storia della musica, armonia, teoria e composizione, ecc.)? Anche in questo caso la nebbia è fittissima. I Conservatori sono generalmente contrari a un reclutamento effettuato al loro interno e calato dall’alto, visto che ciò significherebbe un vero e proprio declassamento: del resto gli stipendi degli insegnanti degli istituti superiori sono nettamente inferiori rispetto a quelli degli insegnanti di Conservatorio, a fronte di un maggior numero di ore di lavoro e di attività di non insegnamento. Non si capisce poi con quali criteri dovrebbe avvenire il reclutamento. In un primo momento sembrava che dovessero essere utilizzati coloro che avevano conseguito una laurea di secondo livello (o specialistica), come sarebbe logico; di questo però non si parla affatto, così come non si parla di indire nuovi concorsi pubblici, anche perché ciò significherebbe un sostanziale incremento delle spese da parte dello Stato, mentre, si sa, la riforma dovrebbe avvenire senza eccessivi oneri!
Il senso di frustrazione da parte di chi ha tanto investito nello studio e nella formazione artistico-musicale non può che essere enorme. Inevitabile, a questo punto, un’altra domanda: a quale scopo sono state istituiti i corsi di laurea di secondo livello? Per arricchire ulteriormente il numero dei precari e dei disoccupati? Per un semplice adeguamento dei Conservatori alle Università? Ad ogni modo una convenzione tra i futuri Licei musicali e i Conservatori risulta necessaria per regolamento ministeriale, al fine di stabilire i criteri per gli esami di ammissione nel passaggio dalla Scuola Media (ad indirizzo musicale) al Liceo stesso; per stabilire i requisiti del personale; per gli apporti del Conservatorio in merito all’insegnamento di determinate discipline; per la valutazione delle competenze da fissare per l’ammissione degli alunni in uscita dal Liceo. Anche per questo le istituzioni scolastiche venete si sono già attivate, dando vita a un consorzio dei sette Conservatori presenti nel territorio, consorzio che si è posto in stretto collegamento con l’Ufficio Scolastico Regionale, allo scopo di dare avvio alla riforma in modo serio ed organico. Tanti problemi, insomma, e ancora poca chiarezza: i prossimi giorni dovrebbero comunque essere decisivi per poter meglio capire quale sarà il futuro scolastico dei giovani interessati alla musica e i destini di chi quest’arte vorrebbe e potrebbe insegnarla.


Claudio Bolzan


domenica 27 settembre 2009

Impara l'Arte e fatti da parte [«caro» ministro Brunetta]!





Riportiamo per intero la risposta del pianista Costantino Mastroprimiano alle “follie” sull'Arte musicale espresse dal ministro Renato Brunetta, così come è stata pubblicata sul numero di ottobre della rivista «MUSICA»


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La polemica di ottobre 2009

Il Musicista risponde al Ministro


Le ultime esternazioni del Ministro Brunetta – aldila` della reazione emozionale che possono aver suscitato – mi hanno fatto riflettere su alcuni aspetti della percezione della professione « Musicista » in Italia.
A scanso di equivoci il Musicista e` colui che si occupa di Musica e occuparsi di Musica comprende non soltanto la professione di « suonatore » o « cantante » ma anche chi del settore Musica fa il suo alveo professionale (editoria, discografia, management, etc.). Detto questo quello che mi ha colpito non e` il senso offensivo delle parole. In fondo, per far riferimento a uno dei Musicisti citati dal Ministro, non e` che Mozart sia stato trattato meglio dal Colloredo... eppure era Mozart La sensazione lasciatami dalle sue parole e` piuttosto quella di una mancanza di conoscenza effettiva del mondo musicale, dalla formazione alla pratica lavorativa.
In Italia la Musica non e` considerata CULTURA. Essa e` Spettacolo o Tradizione. Quindi e` un aspetto accessorio tra l’istrionico e il naif, tra il « fenomeno » e l’intrattenimento.
Il Musicista appare come la persona dotata per suonare uno strumento – o cantare – ma non e` visto come uno studioso, un professionista, un lavoratore. In fondo suona, canta a richiesta e per piacere, insomma un parassita che chiede e ottiene sussidi statali per sopravvivere. Proporsi di fare il Musicista in Italia e` come dire.... Non mi va di studiare, suono, canto... e studiare cosa?... mica il Musicista suda sui manuali di Anatomia, di Diritto Privato, di Procedura civile, di Economia Politica! Legge i pentagramma li suona... allieta e intrattiene... Per far questo il futuro Musicista in caso si iscrive in una di quelle strane Istituzioni chiamate Conservatori che – caro Ministro – in Italia non ci si capisce ancora bene come funzionino. Li`dentro suonano, cantano... gli insegnanti... predicano... E poi... boh... tanto che si arriva alla fatidica domanda: Si vabbe`... caro Musicista... tu suoni, ma che lavoro fai? Forse e` il caso di fare un po’ di chiarezza e se il Suo dicastero – signor Ministro – e` la Funzione Pubblica – e` giusto che Lei abbia sollevato il problema, ma e` assolutamente essenziale e necessario risolverlo e per risolverlo bisogna comprenderlo. L’Italia non da` alla formazione Musicale una Funzione Pubblica. Semplicemente non la considera. In tutte le nazioni Europee la Musica e` insegnata fin dalla scuola d’infanzia, ma non come corollario o attivita` integrativa. Lo Stato si assume la Funzione Pubblica di educare alla Cultura Musicale le nuove generazioni e di provvedere alla formazione degli insegnanti. Provi pure signor Ministro a chiedere al MIUR quale sia la procedura per diventare insegnanti per esempio nei Conservatori...
Non abbiamo risposta... l’ultimo vero Concorso per titoli ed esami e` stato bandito nel 1990 e poi... leggi, leggine, corsi, corsetti... sanatorie e infornate....
Lei Caro Ministro conosce benissimo la Convenzione di Lisbona. Firmata e ratificata... sara` mai attuata? Il suo invito a lavorare, a suonare continuamente e` sicuramente gradito, ma superfluo... il Musicista studia anche quando non suona. Non e` un manovale, e` una persona pensante, la cui professione e` costituita di vari aspetti, non soltanto di evidenza fisica e manuale. Questa e` soltanto l’ultimo stadio di una complessa e continua attivita`. Il pane viene guadagnato con lo studio individuale, le prove in orchestra, l’esibizione pubblica... E mi permetta... non generalizziamo il settore Opera con il resto dell’attivita`musicale.
Controlli pure la percentuale di FUS spettante alla Musica Sinfonica e alla Concertistica che e` la Musica meno popolare in Italia...
La invito signor Ministro a essere piu` presente nel mondo professionale musicale, a valutarlo veramente e a non confonderlo con espressioni musicali di diverso spessore.
Io non scambierei mai un amministratore di Condominio con il Ministro della Funzione Pubblica. Ambedue hanno delle responsabilita` e competenze proprie... diverse ed egualmente rispettabili... ma non confondibili. Se cosi`non fosse, non ci sarebbero modelli ed obiettivi, ma si legittimerebbe un qualunquismo professionale che nuocerebbe al cittadino e al suo senso Civile. Faccia che non sia troppo tardi...


Costantino Mastroprimiano