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domenica 12 ottobre 2008

L'organico vocale da impiegare per l'esecuzione della musica corale di Johann Sebastian Bach: a parti reali o con raddoppi? (2)


      

In questo memorandum, scritto da Bach in reazione delle lamentele espresse sul suo operato, si può leggere circa il numero dei cantori (ma anche degli strumentisti) e la preparazione che essi avrebbero dovuto avere per l'esecuzione della "vecchia" e "nuova" musica presso le quattro chiese di Lipsia. 

Bach dice di avere a disposizioni 55 allievi della Scuola di San Tommaso dei quali 17 non idonei all'esecuzione di musica corale, 20 da perfezionarsi e 17 idonei. 

Per una ben regolata attività musicale occorrerebbero però da 4 a 8 «concertisti» (ovvero solisti per i quattro registri principali: SCTB) ed 8 «ripienisti» (ovvero 2 rinforzi per ciascun registro). 

Ciascuno dei 4 cori dovrebbe, quindi, essere composto da 12 cantori (3 per voce), meglio ancora 16 (4 per voce). 

Da qui l'idea di eseguire la musica corale di Bach con 3/4 persone per registro vocale, ivi compreso il solista per le arie ed i recitativi. Ipotesi abbracciata sia da Arnold Schering (in tempi passati) sia da Wolff (in tempi recenti), cioè 3 cantori per ciascun leggio (parte singola). 


Secondo Wolff, inoltre, l'«Entwurf» avrebbe valore soprattutto per il numero degli strumentisti professionisti richiesti da Bach, almeno 18/20 secondo le esigenze esecutive di musica antica e moderna, nonché di diversi stili e scuole. Tali professionisti, regolarmente stipendiati dal Municipio, avrebbero garantito la sicurezza di una musica ben suonata e preparata. 

Per i cantori, Bach non poteva fare altrimenti che contare sugli allievi della Scuola di San Tommaso, ma per gli strumentisti la questione era diversa. Era indubbiamente meglio lavorare con musicisti professionisti, piuttosto che con sostituti, rimpiazzi od allievi mestieranti (come, invece, era costretto a lavorare Bach presso le chiese di Lipsia). 


Rifkin risponde a coloro i quali citano l'«Entwurf» come fonte incontrovertibile per il rifiuto di una musica corale eseguita a parti reali, spiegando che tale documento secondo la terminologia dell'epoca non si riferirebbe al numero effettivo dei cantori e degli strumentisti per l'esecuzione della musica liturgica di Bach, bensì ad un numero complessivo di forze (un pool, una squadra) da cui il Kantor avrebbe potuto estrarre - a seconda delle esigenze musicali contingenti - tanto i cantori quanto gli strumentisti (soprattutto in considerazione delle possibili, e frequenti, defezioni sia degli uni sia degli altri, causate dalle malattie stagionali).

Tale interpretazione dell'«Entwurf» e l'esistenza di singole parti staccate (per cantori e strumentisti) delle opere corali scritte da Bach a Lipsia (soprattutto le Cantate) sono sostanzialmente i due pilastri su cui si basa la tesi di Rifkin: ogni componente dell'organico vocale-strumentale diretto dal Kantor leggeva da una propria parte e non condivideva, quindi, il leggio con nessuno.

[Continua]

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