Senza nulla togliere a direttori di fama mondiale - ospiti delle passate edizioni della Stagione Concertistica promossa dal Teatro A. Ponchielli di Cremona - come Giuseppe Sinopoli, Riccardo Chailly, Lorin Maazel, Riccardo Muti e Myung Whun Chung; Georges Prêtre (che da poco ha compiuto 84 anni!) appartiene ad una “razza”, purtroppo, in via d’estinzione.
Karajan, Bernstein, Solti, Celibidache, Kleiber e Giulini, ahi noi, non ci sono più! E Prêtre è davvero un direttore di “razza”, che, oltre ad aver guidato le migliori orchestre del mondo, aver lavorato con i più importanti artisti del Novecento, ha pure contribuito alla diffusione della musica contemporanea. In particolare della musica di Francis Poulenc, la cui arte è un inno alla squisita vena melodia, tipica del gusto francese, e che affonda le proprie radici in compositori come Massenet, Gounod, Bizet e Saint-Saëns.
Compositori molto amati ed eseguiti da Prêtre. Poulenc era solito dire «la mia musica è il mio ritratto», e Prêtre sembra far proprio questo precetto. La “sua” musica non è solamente quella francese, ma quella che più ama e che meglio rappresenta la sua grande sensibilità d’artista. Ecco allora i prediletti Wagner, Strauss, Mahler, accanto a Debussy e Puccini. Ecco quindi la scelta di presentarsi a Cremona con gli amori giovanili, come la Sinfonia Fantastica di Hector Berlioz, e quelli della maturità, come il poema sinfonico Don Juan ed il Duetto Concertino di Richard Strauss.
Per apprezzare un direttore così straordinario, però, lo si deve ascoltare alla guida di un altrettanto eccellete orchestra sinfonica. I grandi direttori ospiti del «Ponchielli» si sono sempre avvalsi di buone ed ottime compagini orchestrali (dall’Orchestra della Scala, alla Toscanini), ma la Staatskapelle di Dresda, regge il paragone solamente con ininterrotte ed indiscusse, “leggendarie”, tradizioni musicali come quelle dei Berliner e dei Wiener Philarmoniker!
L’estasi sonora guidata dal gesto travolgente di Prêtre ha disegnato a caratteri d’oro una indimenticabile serata. Una serata che ha tenuto incollato alle sedie del Teatro un enorme pubblico, lo stesso che dopo un concerto di quasi due ore e ben due bis (la Barcarola di Offenbach ed una Danza Ungherese di Brahms), si è prodigato in una interminabile ovazione di applausi.
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