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lunedì 18 giugno 2012

«Giacinto & Vincenzo Calderara e la musica tastieristica Sabauda del XVIII»



Fortepiano, Mario Stefano Tonda

TACTUS TC 720001

Grazie alle ricerche musicologiche di Paolo Cavallo – estensore delle corpose e dettagliate note del libretto – abbiamo la fortuna di poter conoscere un repertorio per tastiera dall’idioma italico – per la precisione sabaudo – di notevole pregio, quasi “insospettabile” direi; poiché così presentato pare proprio non avere nulla da invidiare all’Empfindsamkeit di ben altra origine e associazione semantica.
È il giovane fortepianista – o per dirla alla Rattalino «fortista» – Mario Stefano Tonda a illuminare con estrema eleganza l’estro creativo di alcuni compositori, suoi conterranei, vissuti in pieno settecento, operanti con riconosciuta fama e oggi totalmente obliati. 
In Piemonte – come sappiamo – si affermò una scuola violinistica d’eccellenza: i fratelli Giovanni Battista e Giovanni Lorenzo Somis, Gaetano Pugnani e Giovanni Battista Viotti, quest’ultimo virtuoso di grande talento e compositore dal respiro europeo. Al contrario, di scuola «pianistica» non si era punto informati; sennonché a colmare tale lacuna è soccorso – come si diceva – lo scaltrito lavoro, condotto con acribia filologica nelle biblioteche piemontesi, da Paolo Cavallo. 
Una volta riportate alla luce le due Sonate in tre tempi di Giacinto e Vincenzo Calderara (rispettivamente padre e figlio) – il linguaggio delle quali incamera elementi viennesi, reminiscenze venete, nonché spunti ascrivibili alla scuola napoletana, il vetusto segno musicale è stato vivificato in suono dalla moderna galanterie di Mario Tonda.
Leggerezza, ampia varietà di tocco e fraseggio, bel suono, ma soprattutto cantabilità sono le cifre che contraddistinguono una lettura viva sì, ma non nervosa, equilibrata, ma non distaccata, per nulla scontata. Perché l’interprete affronta le pagine dei Calderara e del pinarolese Ignazio Pacotto – oltre che degli altri autori che potremmo definire «di cornice» – con lo stesso rispetto che si deve avere per C. P. E. Bach, per Haydn o per Mozart, cercando di penetrarne lo spirito che a prima vista potrebbe risultare superficialmente edonistico, al contrario cela sovente i recessi dell’animo umano che solo chi si commuove veramente sa poi manifestare. E Tonda prima ancora che commuovere il pubblico ha commosso sé stesso; complice di questa ideale alchimia è la copia Paul Mc Nulty (Praga, 2004) di un fortepiano viennese costruito da Anton Walter intorno al 1805, scelta per la presente registrazione.