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venerdì 1 maggio 2009

M. E. BOSSI «Opera omnia per organo voll. I-II




L'etichetta bolognese TACTUS non rinuncia a stupirci, infatti si è recentemente imbarcata nel promettente progetto di registrazione integrale delle opere per organo di Marco Enrico Bossi (1861-1925), il più grande organista-compositore italiano del Novecento - definito da Ettore Bontempelli «Organista Principe», nella duplice accezione di primo organista d'Italia, ma anche di nobile esecutore - appezzato, pubblicato ed eseguito non solo in Europa, ma anche negli Stai Uniti.

Tale meritoria impresa discografica si sposa con la pubblicazione in edizione critica degli opera omnia per organo di Bossi promossa dall'editore Carrara di Bergamo (giunta ora al sesto volume) ed affidata ad un comitato di specialisti quali: Andrea Macinanti, Francesco Tasini, Wijnand van de Pol e Luca Salvadori. Ed è proprio l'organista bolognese Andrea Macinanti l'accurato interprete di questi eccezionale dischi. Novità discografiche (in verità Sposalizio, Missa Pro Sponso et Sponsa e Westminster Abbey - Hymn of Glory erano già apparsi in un disco TACTUS dal titolo «Musica nuziale») che ci forniscono la gradita occasione di ricordare ai nostri lettori un artista di assoluto valore, ma ancora poco conosciuto.


Figlio d'arte (il padre Pietro era organista e compositore, mentre la madre Celestina Dognini era la figlia del compositore Fedele Dognini), M. E. Bossi nacque a Salò sul Garda (Bs) il 25 aprile del 1861. Nel 1863, dalla nativa Salò, dove il padre ricoprì per alcuni anni l'incarico di organista della Cattedrale e direttore del corpo bandistico, passò a Morbegno (So). Nel 1871 venne mandato insieme al fratello maggiore Costante Adolfo al Liceo Musicale di Bologna. Dopo due anni Marco Enrico passò al Conservatorio di Milano a studiare pianoforte con Francesco Sangalli (1820-1892) e violino. Studiò anche composizione con Amilcare Ponchielli (1834-1886) e Cesare Dominiceti (1821-1888); mentre per l'organo gli fu maestro Polibio Fumagalli (1830-1900). Nel 1879 ottenne il diploma di pianoforte, nel 1881 pure quello di composizione e vinse il concorso «Bonetti» con l'opera in un atto Paquita. Nel frattempo affinò sempre più lo studio dell'organo recandosi più volte all'estero ed entrando in contatto con grandi maestri, ma non si diplomò perché in Italia a quel tempo vigevano metodi antiquati per tale strumento, che di lì a poco egli avrebbe totalmente rivoluzionato.


Dal 1881 al 1890 fu maestro di cappella e organista della Cattedrale di Como. In questo periodo (1882) sposò Cristina Brunoli, dalla quale ebbe due figli: Renzo Rinaldo (1883-1965) - compositore e direttore d'orchestra - e Zita. Ed è proprio per il matrimonio di Zita Bossi e Fortunato Gardella celebratosi a Como, che Marco Enrico compose nel 1911 i due brani che formano lo Sposalizio op. 134: il primo costituito da un raffinato impasto timbrico tra violino, violoncello arpa e organo, il secondo da un festoso Grand-Choeur per organo solo. In questo suggestivo dittico Macinanti (all'organo Serassi-Vittino della Cattedrale di Saluzzo) è affiancato da tre validi partner: Marco Bianchi (violino), Manuel Zigante (cello) e Federica Mancini (arpa).


Nel 1890 Bossi vinse il concorso per la cattedra di organo e di armonia al Regio Conservatorio di Napoli. Da quella sede si batté per ottenere riforme tecniche nella costruzione degli organi, affinché si potesse far conoscere anche in Italia la grande letteratura organistica tedesca e francese, a quel tempo impossibile da eseguirsi sugli strumenti «nostrani» dalla fisionomia bandistica. La lotta intrapresa dal Nostro per lo studio serio e cosciente della musica per organo e dell'organo in Italia, così da uniformare anche i vecchi programmi dei conservatori italiani sul modello delle gloriose scuole transalpine, si concretizzò con la pubblicazione di un volume scritto insieme a Giovanni Tebaldini (1864-1952) dal titolo Metodo teorico pratico per organo. Ed è proprio insieme a quest'ultimo che nel 1893 compose la Missa pro defunctis op. 83, in memoria di Vittorio Emanuele II, poco più tardi compose autonomamente la brevissima, seppur intensa, Missa Pro Sponso et Sponsa op. 110 (Graduale, Offertorio e Communio) per le nozze di Vittorio Emanuele III con Elena Petrovich, il cui brano più famoso è appunto la Marcia Nuziale Savoia-Petrovich. Davvero buona la coesione tra le voci della Società Corale «Città di Cuneo» diretta da Andrea Bissi, nonché il puntuale accompagnamento di Macinanti.


Fra gli anni 1896 e 1902 il Bossi fu a Venezia come direttore del Liceo Musicale «Benedetto Marcello», ove insegnò anche organo e composizione. Nella città lagunare ebbe modo di intessere solidi rapporti di stima ed amicizia con Lorenzo Perosi (1872-1956) «il Johann Sebastian Bach d'Italia», dal 1895 maestro di cappella a S. Marco. La stima fu assolutamente reciproca, ma Bossi si spinse al punto di ricavare due corpose trascrizioni per organo dai perosiani oratori La Passione di Cristo secondo S. Marco e La Trasfigurazione di N. Signore Gesù Cristo, entrambe pubblicate da Ricordi nel 1899. Le variegate sonorità dell'organo Vegezzi-Bossi (1916-1936) della Cattedrale di S. Giusto a Susa - uno strumento ideale per l'esecuzione della letteratura romantica e ceciliana - vengono esaltate al massimo dall'appassionata e vibrante lettura del maestro bolognese.


Ritiratosi Giuseppe Martucci (1856-1909) dalla direzione del Liceo Musicale di Bologna, per designazione dell'illustre uscente venne chiamato a succedergli nella carica e nell'insegnamento della composizione. Mantenne quest'incarico dal 1902 al 1911. Fu proprio in questo periodo che venne alla luce una tormentata opera come Jeanne d'Arc, una sorta studio preparatorio per organo in seguito riutilizzato nella penultima scena della Johanna d'Arc op. 135 (opera in un prologo e tre parti su libretto di Luigi Orsini). Questo drammatico poema sinfonico per organo dalla scrittura molto densa è stato restituito ai nostri giorni grazie all'accurato studio ed all'esecuzione partecipata di Andrea Macinanti all'organo Vegezzi-Bossi (1902) della Cattedrale di Aosta.


L'attività di concertista e compositore, acclamato in tutto il mondo, stava assorbendo sempre di più M. E. Bossi, sennonché decise di rinunciare alla carica direttoriale a Bologna e si ritirò a Breccia (Co). Nella quiete della montagna ebbe tempo per dedicarsi totalmente allo studio ed alla composizione sino al 1916, quando assunse la direzione del Liceo Musicale «Santa Cecilia» a Roma. Nella «città eterna» esercitò tale carica sino al 1922, anno in cui decise di dedicarsi esclusivamente alla sua libera attività di organista e di compositore.


Nell'estate del 1924 si ritirò a Breccia per prepararsi ad una serie di concerti negli Stati Uniti. Si imbarcò sul piroscafo «Conte Verde» il 18 novembre del 1924. Durante la sua permanenza in America fu colpito da una terribile otite che non gli dette mai tregua, ma nonostante ciò non mancò mai ai suoi appuntamenti musicali. Alla fine di questa trionfale tournée, la mattina del 19 febbraio 1925 si imbarcò sul piroscafo francese «De Grasse». Poco dopo la partenza il Maestro si sentì male, nel giro di poco tempo le sue condizioni si aggravarono moltissimo ed il 20 febbraio morì in viaggio per l'Italia a causa di un'emorragia cerebrale. La notizia, diffusa in tutto il mondo, produsse un senso di unanime compianto. L'Italia pianse - dopo Ferruccio Busoni (1866-1924) morto a Berlino e Giacomo Puccini (1858-1924) morto a Bruxelles - il suo «organista principe», anch'egli spirato lontano dalla tanto amata patria.


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