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giovedì 4 dicembre 2014

EDITORIALE «ARTE ORGANARIA» N. 85



EDITORIALE
«ARTE ORGANARIA» N. 85

«Il materialismo d’oggidì nella pratica è un epicureismo, ligio ai sensi, nemico dell’anima e di Dio; è un amore bestiale alla roba, agli onori, alla signoria, al potere, al libertinaggio, mascherato di libertà; è una fame insaziabile d’oro e di piaceri, d’orgoglio e d’arroganza, un veicolo d’una barbarie nuova, profumata di vapore nicoziano. Della quale abbiamo infausto indizio nello spregio delle arti belle, ormai esiliate dalla universale ingordigia de’banchieri e capitalisti [...] Credo che la società presente abbisogni anche di musica per sollevarsi dal materialismo in cui fu miseramente gettata, perché questo risorgimento non potendosi fare altrimenti che con un mezzo spirituale, la musica verrebbe in ajuto opportuno. [...] [La musica], dico che può arrecare un efficace sollievo agli uomini presenti, e può di nuovo da’medici adoperarsi a guarirli da mali morali, da quell’abbattimento epicureo che gli rende inetti alle generose risoluzioni, alle forti e nobili azioni».
Se non fosse per la prosa polverosa, indice di origine storica, si potrebbe asserire che queste parole siano state scritte “oggi” per “domani”! E chi l’avrebbe mai detto, poi, che l’ottocentesco calamaio fosse quello di un religioso – il sac. Vincenzo Bigliani – il quale a Proemio della propria storia romanzata della musica nei riti cristiani [La Messa in musica, ossia Considerazioni sulla musica sacra e sua importanza, Firenze,Tito Giuliani, 1872], dettò una riflessione di sconvolgente attualità per gli albori del Ventunesimo secolo!
Forse l’aggettivo – «sconvolgente» – non sarebbe il più adatto ai nostri tempi, perché chi si sconvolge più per la quasi totale assenza di cultura – «le arti belle» del Bigliani – dalle nostre Istituzioni? In primis la scuola, abusata, mercificata, depauperata dai Governi di cui io abbia memoria... e che dire del «Concorsone» (le uniche classi di concorso escluse dal Ministero sono quelle relative all’insegnamento musicale nelle scuole secondarie di primo e secondo grado): oltre al danno la beffa! Ma non solo la scuola, ogni apparato “ufficiale” in cui si applicano mille pesi e altrettante misure a seconda delle convenienze del momento; cantava il sommo Fabrizio De Andrè dà buoni consigli chi non può più dare il cattivo esempio.
Chi non si accorge, neppure minimamente, che ogni istante passano ripetutamente, sotto gli occhi di tutti, messaggi “di valore” del tipo: Dante intento a scrivere la Commedia sulla carta igienica – altrimenti detta carta da c...! – e qui il sillogismo è sin troppo semplice... Virgilio, Leonardo, Marco Polo, Garibaldi, etc. modelli per irriverenti caricature decontestualizzate che tutto suscitano, tranne il riso e la simpatia!
Dicevo, chi non si accorge di tutto ciò, come potrebbe formulare un consapevole giudizio – per esempio – sul Concerto per violino composto dal «riccioluto Mozart del XXI secolo» col fine di «liberarsi da Uto Ughi»? [sic!] L’eccellente mediocrità di oggi che grazie a colpi di marketing ben assestati assurge agli onori della critica, potrebbe forse farci pensare allo studio – «intelligente e doloroso» – al servizio dell’Arte, anziché al subitaneo ed effimero X Factor?
Panta rei, tutto scorre... scorrono quotidianamente le immagini di chi perde il lavoro, la salute, la vita... di chi è vittima di guerre insensate o di chi combatte – ignaro – battaglie per conto di altri. Le ideologie pare non esistano quasi più, e questo è un bene, ma gli ideali? Ogni tanto sembrano riemergere, tra lo zapping continuo da un canale televisivo all’altro, tra la l’acquisto di qualcosa che non ci serve, ma che dobbiamo avere per sentirci bene, “omologati”, per cercare di sedare la nostra coscienza che talvolta cerca di parlarci e di farci fremere...
Le condizioni, affinché le «generose risoluzioni» e le «forti e nobili azioni» – invocate dal Bigliani – si potranno concretizzare, non sono forse così lontane? «Tornate all’antico e sarà un progresso» così scriveva Giuseppe Verdi il 5 gennaio 1871 in una lettera inviata a Francesco Florimo.
Il ritorno alla riflessione, all’equilibrio, al merito, al raggiungimento di una meta per àspera ad astra, alla creazione e al rispetto di una coscienza civile è invocato dai tanti giovani che preferiscono pensare – anche se fa male – prima di «seguire il gregge» (naturalmente, a essi i media non danno quasi visibilità, e non ci si deve meravigliare!). Tra di loro c’è chi ha scelto la via delle «arti belle per sollevarsi dal materialismo» e per cercare di costruire il proprio futuro nella propria nazione. Facciamo voto affinché la ricchezza venga calcolata in futuro – non dai «banchieri e capitalisti» – in base a ciò che una persona È e non per quello che momentaneamente HA...
Ricordiamoci infine che per non correre il rischio di liquidare semplicisticamente le nuove generazioni come «choosy» – non schizzinosi, bensì selettivi – bisognerebbe avere a disposizione almeno una ristretta serie di offerte da vagliare, non il solo bivio lavoro o disoccupazione!

MICHELE BOSIO