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sabato 2 maggio 2009

Bach secondo Walcha






Autentici «mostri sacri» della storia della ricezione bachiana nel Novecento, come Helmut Walcha (1907-1991) e Kal Richter (1926-1981), si formarono alla scuola del leggendario Thomaskantor Günther Ramin (1898-1956), a sua volta formatosi alla scuola di Karl Straube (1873-1950) e Max Reger (1873-1916). Ovvero alla prestigiosa tradizione sinfonico-romantica di Lipsia, alla cui base sta nientemeno che la mess’in scena della Matthäus Passion di Johann Sebastian Bach da parte di Felix Mendelsshon-Bartholdy (Berlino, Singakademie, 11 marzo 1829), simbolo romantico della Bach-Renaissance


La pionieristica operazione di Mendelsshon, definita a quel tempo «archeologica», seminò i germi della coscienza storico-musicale propria del Romanticismo in senso lato, e portò in seguito rigogliosi frutti, quali la fondazione a Lipsia della Bach-Gesellschaft. Sorta nel 1850 tale società aveva come scopo la pubblicazione dell’intero e sterminato corpus musicale di Johann Sebastian Bach. Tra il 1851 ed il 1899 vennero alla luce ben 60 tomi degli Joh. Seb. Bachs Werke (la prima pubblicazione, presso gli editori Breitkopf und Härtel, dell’opera omnia di Bach). Tra i nomi eccellenti della Bach-Gesellschaft sono da ricordare Otto Jahn e Adolph Bernhard Marx (tra i padri fondatori della Musikwissenschaft, ovvero della Musicologia) ed i celeberrimi compositori Robert Schumann e Franz Liszt, fautori di «una nuova epoca poetica».

Tutto questo per ricordare da dove provengono due personalità del calibro di Walcha e Richter, i quali hanno lavorato in ambiti diversi e con sensibilità differenti, ma che entrambi hanno vissuto l’intera loro esistenza nel nome di Bach.


Virtuoso d’organo e cembalo, Richter dette anima e corpo per la trasmissione delle opere vocali e orchestrali di Bach. Diresse innumerevoli volte, sempre a memoria e dal proprio cembalo, le Passioni, la Messa in si e l’Oratorio di Natale, il Magnificat e le Cantate, consegnando al disco un numero amplissimo di registrazioni (è da ricordare un’intera annata di Cantate, 75, registrata per Arkiv). Rimase sempre legato all’organo, purtroppo, non dedicò un gran numero di dischi ai capolavori per tastiera del Kantor, che pur eseguiva nella loro interezza.


Walcha, al contrario registrò l’integrale della musica per organo di Bach ben due volte, oltre all’integrale delle opere per tastiera (Emi, Arkiv). Per di più il suo interesse si rivolgeva sempre (al contrario di Richter) allo strumento musicale utilizzato, il più possibile vicino ai modelli degli organi e dei cembali dell’epoca di Bach. Fu davvero un pioniere in questo senso, poiché tra il 1947 ed il 1952 registrò la prima integrale (non sono state registrate alcune opere la cui autenticità all’epoca era messa in dubbio) dell’opera per organo di Bach sugli storici strumenti della Jakobi Kirche di Lubecca (Stellwagen, 1636) e della Peter und Paul Kirche di Cappel (Schnitger, 1679).

E la registrazione Membran ristampa proprio le matrici del 1947-1952. In seguito all’avvento della registrazione stereofonica, Walcha incise una seconda integrale per Arkiv (1956-1971) sugli storici organi della Laurenskerk ad Alkmaar (Schnitger, 1725) e di Saint-Pierre-le-Jeune a Strasburgo (Silbermann, 1780).


È quasi impossibile formulare un giudizio estetico su un simile monumento musicale, della cui indiscutibile grandezza si rimane davvero colpiti, in riverente ascolto! Walcha è un artista  straordinario capace di cogliere e trasmettere l’universale senso poetico della musica di Bach. Grazie alla profonda penetrazione musicale della partitura (Walcha era non vedente, ed anche per questo capace di una concentrazione assoluta) egli restituisce un testo «filologicamente» corretto. Non fornisce alcun orpello alla musica del Kantor, non si serve della musica, ma si mette al suo servizio. Nei grandi Preludi e Fughe i cambi di registro sono quasi del tutto assenti, limitatissimi. Il fraseggio impeccabile. L’estetica della registrazione vicina ad un  concetto «ante litteram» di prassi esecutiva.  Walcha restituisce chiarezza al tessuto polifonico e colore a quello armonico. E che dire poi della scelta di eseguire i IV Duetti della terza parte della Clavier-Übung sul cembalo? Uno strumento costruito da Hammer di Amburgo sul modello di strumenti fiamminghi del XVIII sec., e non il tanto apprezzato «modello Bach»  della Neupert di Norimberga (molto utilizzato da Karl Richter e Ralph Kirkpatrick, solo per citarne alcuni).

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